8 giugno 2012

Un po' cuoco ed un po' esploratore...


Venghino, signori, venghino !

Sottocosto ! Il vero sottocosto ! Sotto-sottocosto ! Prendi due e paghi uno ! Prendi tre e paghi due ! Prendi 375 e paghi 231 ! Operazione Bis e Tris !

Solo per oggi ! Solo per domani ! Solo per ieri (peccato) ! Dalle 14 alle 14.03 !

Prendi un litro di latte e ti regaliamo uno yoghurt ! Prendi uno yoghurt e ti regaliamo un litro di latte ! Non prendi nessuno dei due e te li regaliamo entrambi !

Con un etto di prosciutto, in regalo la salma del maiale che lo ha prodotto; con un litro di latte, la mucca alla quale è stato munto più un simpatico kit da mungitore !

Amici, capisco tutto, capisco che in tempo di crisi si cerca la convenienza a tutti i costi, ma non si vive di sole offerte.

Oggi, quindi, parliamo di spesa, di come risvegliare lo spirito dell'esploratore e partire alla ricerca di qualcosa di non omologato, del non fermarsi mai, dell'abbandonare il credo cristiano del negozietto di fiducia (monogamia) e perseguire quello islamico del per ogni cosa, un negozio (poligamia).

Se siete pronti, placatevi un attimo, però, dato che prima di proseguire c'è un piccolo esame di ammissione alla lettura di ciò che viene in seguito.

Se il vostro unico criterio di scelta è "basta che sia sotto casa, così scendo con le ciavatte e i bigodini in testa", allora è stato un piacere conoscervi, ma...

Se la ricerca si focalizza su "ci sta la raccolta dei bollini, così poi mi regalate una serie completa di uova simil-Fabergè, in vera plastica, che posso mettere nella vetrinetta del salotto ?", allora è stato un piacere conoscervi, ma...

Se la vostra bussola vi porta verso il supermercato dove "posso comprare di tutto, dal filetto di cernia, alle barre di plutonio arricchito, senza girare tutto il giorno", allora è stato un piacere conoscervi, ma...

Se invece siete ancora qui, allora possiamo provare ad approfondire la faccenda.

Bene, cominciamo col dire che l'esploratore, quello vero, non si ferma mai. Fatta una scoperta, già pensa alla successiva, per cui abituiamoci all'idea e non lasciamoci guidare dall'obiettivo di trovare il negozietto ideale e, poi, non ci pensiamo più.

Al contrario, il negozietto che nel caso abbiamo trovato, rappresenterà lo stimolo per trovarne uno migliore, per cui ci affezioneremo a lui ma, non appena ne troveremo uno migliore, avvieremo la pratica per la separazione (tanto gli alimenti già ve li siete divisi).

Siate curiosi, sempre, lasciatevi attrarre da un'insegna, dalla faccia di chi lavora nel negozio, dalla sua chiacchiera, da ciò che vi dicono gli amici ma, allo stesso tempo, siate pronti a mettervi in discussione (voi e gli amici).

Trovare un negozietto che vende cose buonissime è una bella soddisfazione; trovarne uno che lo supera in qualità è pura estasi.

Quando lo avete puntato, mettetelo alla prova. Entrate è cercate l'empatia con chi lo gestisce. Al "che cosa le do ?", rispondete sapientemente con un "non lo so, lei cosa mi consiglia ?" e valutate bene la risposta, sfidando e contrattaccando con il solo fine di mettere alla prova la conoscenza del venditore su ciò che vende.

"Ho una mozzarella di Bufala meravigliosa" (se la tiene nel banco frigo, girate i tacchi e via)
"Ah si ? Dove è prodotta ?"
"Nel casertano" (se lo dice dopo aver letto l'etichetta, girate i tacchi e via)
"Bene, ma dove di preciso ?"
"Credo...mi sembra...dovrebbe essere...aspetti che guardo..." (girate i tacchi e via)
"Quando scade ?"
"Aspetti che leggo..." (girate i tacchi e via - la bufala fatta con latte non pastorizzato, scade dopo cinque giorni dalla data di produzione)
"Ma non è che ha un sapore troppo deciso ?"
"Assolutamente no, è delicatissima" (girate i tacchi e via - la bufala HA un sapore deciso)
"Va bene, mi ha convinto, la prendo. Ma se mi avanza ?"
"Nessun problema, la mette in frigo e la magia più avanti" (sparategli, visto che mettere la bufala in frigo è come mettere Berlusconi sugli scranni del Parlamento).

Ricordate sempre, ripeto sempre, che chi vende è un imprenditore, magari di se stesso, ma un imprenditore, per cui cercherà di vendere quello che conviene a lui e non a voi.

Ricordate, anche, che tutti, ma proprio tutti, fanno sempre una qualche forma di marketing, per cui non cadete nella trappola delle insegne furbe ed accattivanti, tipo "i prodotti della fattoria" (salvo poi scoprire che 'sta fattoria sta a Seveso) o "come li faceva mia madre" (la mia non ha mai cucinato una mazza in vita sua e, quando lo faceva, rimpiangevo i momenti in cui faceva altro) o, infine, "le conserve della nonna", (omettendo che la nonna era un patologo legale).

E non parlo solo di negozi, ma anche di ciò che si trova girovagando nelle campagne. Personalmente non sono mai stato attratto da cartelli del tipo "qui uova fresche", inchiodati all'esterno di catapecchie spacciate per fattorie all'antica e di qualità. Uova fresche ? E chi lo dice ? E poi, che cacchio avrà dato da mangiare il contadino (se di contadino si tratta) alle sue galline ? Le fa visitare periodicamente dal veterinario o, invece, corro il rischio di prendere uova prodotte da galline che razzolano nel giardino di Chernobyl ? Sono veramente uova delle sue galline o le ha prese al discount, le ha tolte dalla loro confezione, ci ha messo pure un po' di cacchetta sopra e ora me le vende come se fossero esemplari unici ?

Questo ultimo punto, credetemi, non è pura fantasia, teoria del complotto, denigrazione dell'onestà altrui. Anni fa una mia cara amica di Tuscania mi disse che alcune simpatiche donne del posto compravano caciotte al supermercato, gli toglievano le etichette e poi, piazzavando simpatici banchetti in legno lungo la statale, e le rivendevano al doppio del prezzo, facendo credere all'ignaro viaggiatore che stava comprando un formaggio "fatto con il latte della mia mucca personale, che dorme in casa, mangia solo cicorietta selvatica e alla quale faccio il bagnetto tutti i giorni".

Se frequentate i mercatini rionali (se non lo fate, peggio per voi, visto che sono una minerà di socialità e umorismo) e ne scoprite uno nuovo, non vi fermate al primo banco solo perché "c'ho la macchina in doppia fila ed ho già visto il vigile con un ghigno satanico stampato sul volto", ma fatevi un giro come se foste in un museo ad ammirare una collezione d'arte (sappiate che mi sto personalmente battendo per l'introduzione delle audio guide nei mercati rionali) e poi tornate a guardare nuovamente le opere  che vi hanno colpito e, ancora una volta, chiedete, informatevi, approfondite...insomma, rompete le palle e fate vedere che non siete tipi da "guardi, non ne capisco una mazza, faccia lei".

Sempre in tema di ricordi, non dimenticate che difficilmente esiste il negozio che ha i prodotti migliori in assoluto e ciò che fa buono un prodotto non è solo la genuinità delle materie prime, ma anche la sapienza della lavorazione.

Non è solo l'uva che fa il vino buono; non basta un bel maiale a fare insaccati di prima qualità; non basta avere l'orticello nel giardino di casa per produrre ortaggi degni di tale nome.

Più prendete prodotti basati sulla semplicità degli ingredienti, più ne avrete la prova. La mozzarella di bufala è fatta solo con latte di bufala (che visione romantica che ho...), eppure potete trovare vere delizie e ciofeche inenarrabili; l'olio è fatto solo con le olive, eppure potete trovare oli così buoni da degustarli, così, semplicemente, su una fetta di pane oppure liquidi verdi che non usereste nemmeno per togliere il cigolio dalla porta della camera da letto.

Un discorso a parte merita il tema del biologico, oggi moda imperante, direi anche un po' snob e fighetta, e spesso male interpretata.

Il biologico si occupa del processo produttivo, non della bontà o della qualità (quella organolettica, intendo).

Una cosa biologica (anzi, dite "bio", così rimorchiate di più) implica, appunto, che nella sua produzione siano usati solo elementi che, per così dire, sono interni all'ecosistema di ciò che viene prodotto.

Scopiazzando da Wikipedia: "la differenza sostanziale tra agricoltura biologica e convenzionale consiste nel livello di energia ausiliaria introdotto nell'agrosistema: nell'agricoltura convenzionale si impiega un notevole quantitativo di energia ausiliaria proveniente da processi industriali (industria chimica, estrattiva, meccanica, ecc.); al contrario, l'agricoltura biologica, pur essendo in parte basata su energia ausiliare proveniente dall'industria estrattiva e meccanica, reimpiega la materia principalmente sotto forma organica".

Come vedete, al di la del fatto che non ci ho capito 'na mazza (ma la comunicazione non dovrebbe avere come obiettivo quello di farsi capire ?), nulla si dice a proposito della bontà di ciò che viene prodotto.

Personalmente ho assaggiato vini biologici che erano un insulto anche all'industria dei colluttori dentali ed oli biologici così acidi che potevano andar bene per ripulire l'argenteria di famiglia.

Quindi, va benissimo il biologico, ma siate critici così come lo sareste per prodotti industriali. Se per voi è preferibile privilegiare il biologico per una questione di naturalezza della produzione va benissimo, ci mancherebbe, ma non cercate di convincermi che un prodotto biologico è buono per il solo fatto che, appunto, è biologico.

Bene, che altro dire ? Molto poco, direi, se non che per fare tutto ciò di cui ho parlato dovreste avere la fortuna di non fare 'na mazza tutto il giorno, se non ciondolare tra mercatini, negozi, strade statali e fattorie, rompendo le balle a tutti con domande che vi renderebbero indesiderati esattamente come il baro lo è dai casinò.

Siccome però la vita è fatta di compromessi, lascio a ciascuno di voi l'arduo compito di trovare il giusto equilibrio tra volere e potere.

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