I classici non muoiono mai, come ad esempio gli spaghetti
allo scoglio, che se ben eseguiti - non come ripiego, con gli avanzi del pesce
- sono un piatto che adoro, che non faccio spesso, ma che prendo spesso quando
vado in un ristorante del quale mi fido.
Quando ho deciso di farli, per alcuni amici a cena, ho
pensato che mancava qualcosa per completarli, qualcosa che richiamasse ancora
di più il legame con il mare e, alla fine, ho pensato che questo legame fosse
appunto il colore blu, che ho realizzato sfruttando le proprietà delle antocianine, molecole che compongo il
succo del cavolo viola, che a seconda dell’aggiunta di elementi acidi o basici,
cambiano colore.
Nel mio caso, quindi, ho corretto il succo del cavolo
viola con una soluzione leggermente basica, fatta semplicemente con l’acqua
corrente della mia zona, che ha un pH intorno all’8.0, alla quale ho aggiunto
giusto una punta di bicarbonato di sodio, insapore e che spesso si usa in
pasticceria, aumentando ancora il pH complessivo. Per i più curiosi, vi
consiglio l’articolo
del grande Dario Bressanini, che approfondisce l’argomento.
Per il resto, calamari, cozze e vongole, tutti cotti rigorosamente
in bianco e rispettando i diversi tempi, in modo da non mortificarne le
caratteristiche, e un croccante di pane, aggiunto solo al momento
dell’impiattamento, che dona croccantezza al piatto.
Avrete notato che non ho menzionato gli scampi, sempre
presenti in questa preparazione, cosa che è dipesa dal non averli usati, per il
semplice motivo di non averli trovati freschi come avrei voluto.
Come formato di pasta, gli spaghettoni e, nello
specifico, quelli monograno di Felicetti,
uno dei pastifici che più apprezzo.