...ovvero, cronanca semiseria del mio primo concorso di cucina.
Tutto nacque in fine estate, quando
trastullandomi su Facebook, scoprii l’esistenza di un concorso sponsorizzato da
Grandi Formaggi DOP, che prevedeva quattro categorie, una per
ogni dei quattro formaggi DOP più conosciuti: il Parmigiano Reggiano; l’Asiago;
il Pecorino Sardo e, per finire, la Mozzarella di Bufala Campana.
Parafrasando Nanni Moretti in Ecce Bombo, feci una piccola
introspezione, chiedendomi: “Partecipo,
non partecipo oppure partecipo, ma sto in disparte ?”
Come spesso accade, la voglia di apparire
prevalse sul timore del risultato, per cui lessi il regolamento e mi lanciai
nell’avventura.
Cosa faccio, cosa non faccio...alla fine
scelsi la categoria a me più cara, soprattutto per l’amore smodato che nutro
per Mamma Bufala e per il latte che, giorno dopo giorno, ci da (per la cronaca,
ho poi inviato ricette anche per le altre categorie, ma con meno entusiasmo,
più che altro per non lasciare nulla di intentato e, sicuramente, ricette che
non mi hanno soddisfatto come quella della quale sto narrando).
Fatto il grande passo, mi posi poi il problema
di cosa preparare, decidendo da subito, consapevole di essere passibile di
blasfemia, di pensare qualcosa dove la mozzarella di bufala fosse cotta, termine che gli amanti del magico
alimento aborrono, considerando - a ragione, ad essere sinceri - che la
mozzarella di bufala da il meglio di se quando consumata in purezza (bello ‘sto termine, me ne dovrò ricordare tutte le
volte che vorrò darmi un po’ di arie).
I quel periodo, peraltro, vivevo un
travolgente innamoramento per l’orzo perlato - per la cronaca, verso la
Mozzarella di Bufala Campana nutro amore eterno - e, in più, era la stagione
del mitico pomodoro casalino, una gemma rossa e succosa, che a mio avviso ha
pochi eguali nel panorama ortofrutticolo.
Quindi, in definitiva, quale miglior cosa di
unire questi tre ingredienti in un olismo gastronomico, e di farlo nella forma
di una minestra, buona anche fredda e, quindi, consumabile anche sotto la
calura estiva ?
Ricordo ancora che premetti il bottone “Invia” con la stessa trepidazione che
ha il Comandante del sommergibile nucleare quando gira la chiavetta rossa per
lanciare i missili ballistici che annienteranno l’umanità tutta.
Inviai ed attesi...
Il concorso prevedeva la pubblicazione delle
ricette su Facebook, dove sarebbero poi state selezionate le prime dieci,
scelte in base ai “mi piace” degli
utenti e poi, in questa short list,
lo Chef responsabile della categoria avrebbe
proclamato il vincitore.
Girata la chiavetta rossa, cominciò a montare
l’ansia dell’attesa ed anche quella da prestazione, perché, diciamocelo
chiaramente, da non amante dell’ipocrisia e con buona pace di Pierre de Coubertin, l’importante era
vincere, ‘sti cazzi partecipare.
Arrivò il 5 novembre 2012 - meno di un mese
dalla fine del mondo profetizzata dai simpatici Maya – e si aprì la prima
votazione, quella con i “mi piace” su
Facebook.
Fu un giorno di profonda auto-analisi. Che
faccio, invento una storia lacrimevole - “Vi
prego, se cliccate sul “mi piace” della mia ricetta potrò debellare tutti i
mali del mondo, risollevare l’economia mondiale, annullare l’effetto serra e
poi...ah si, ma non mi importa, anche vincere un concorso di cucina” – e
faccio uno spam smodato, oppure
faccio solo garbate richieste ?
Strano a dirsi, prevalse l’approccio educato,
per cui pubblicai l’avviso di apertura delle votazioni sul mio diario, sulla
mia pagina e da poche altre parti. Naturalmente mi dotai di oggetti
scaramantici e vissi per una settimana con le dita incrociate.
Ogni giorno contavo i miei “mi piace” e li confrontavo con quelli
delle altre ricette, fra le quali ne avevo adocchiate due veramente notevoli,
cosa che fece crollare quasi a zero la mia speranza di podio.
Pazienza, mi dissi, tanto sapete tutti che
sono assolutamente vicino allo spirito di Pierre
de Coubertin, per cui, ovviamente, l’importante era partecipare....o no ?
Dopo il 5 novembre, strano a dirsi, arrivò
pure il 12, giorno di chiusura delle votazioni su Facebook. Aprii la pagina,
con la stessa trepidazione di un bimbo che apre i regali sotto l’albero, andai
alla mia ricetta e lessi: 102 voti. Nono posto. Che culo !
Bene, mi dissi, era necessario solo selezionare
i primi dieci e non importa il numero di voti, ma solo l’esserci o meno. Me lo dissi,
ma non ne fui così convinto, ma poi risentii la vocina di Pierre de Coubertin e mi tranquillizzai. Forse.
A minare ancora di più la mia sicurezza, notai
che le due ricette che avevo adocchiato e che mi erano piaciute assai, erano al
primo e secondo posto. Pierre, ci sei
? Ma sei proprio sicuro di quel che dicesti ?
Vabbè, pazienza, ci avevo provato, avevo
partecipato e questo era ciò che contava. Forse.
Il 21 novembre - e qui è storia recente - vengo a sapere che
il giorno dopo, il 22, Gennaro Esposito sceglierà la ricetta vincente. Vado a
letto con un certo malessere. Prendo un paio di ansiolitici della ben nota casa
farmaceutica Pierre de Coubertin, ma
non hanno granchè effetto.
22 novembre 2012. Mattina. Apro Facebook,
clicco dove devo cliccare, e le mie paure prendono forma, i miei timori si
palesano in tutta la loro drammaticità e le fosche previsioni si avverano. Ha
vinto la splendida ricetta “Un’idea
di fresella” di Antonella Rossi, del ristorante “Napoli
mia”, quella che mi aveva assai colpito per la sua originalità, freschezza
e colori. Bravissima, Antonella.
Vabbé, pazienza, ci ho provato, ho partecipato
e questo è ciò che conta. Forse.
Esco di casa; vado ad una riunione di lavoro;
entro e spengo il telefono. Riunione lunghetta; ne esco a pranzo. Accendo il
cellulare ed arriva il trillo di un messaggio; apro, e leggo che c’è un
messaggio in segreteria telefonica. Che palle, mi dico, sarà qualche grana di
lavoro.
Pigio il tastino; lo ripigio per ascoltare il
messaggio e...”Buongiorno signor Zinno, è
lo Studio Cattaneo e la chiamo per il concorso Grandi Formaggi DOP...”.
Oh cacchio ! Poffarbacco ! Santi Numi ! Perché
mi cercano, mica ho vinto. Sarà successo qualcosa ? Boh !?
Ari-parafrasando Nanni Moretti in Ecce Bombo: “Richiamo, non richiamo oppure richiamo, ma sto in disparte ?” (che
non vuol dire nulla, ma tant’è).
Richiamo.“Buongiorno,
sono Andrea Zinno, ho trovato una vostra chiamata in Segreteria...” - “Ah,
buongiorno signor Zinno, sono Annabella dello Studio Cattaneo e le volevo dire
che la sua ricetta, pur non vincendo, è stata ritenuta molto interessante da
Gennaro Esposito, che ci ha espressamente chiesto di invitarla alla
premiazione, dove potrà leggere la sua ricetta...”.
Minchia... Gennaro Esposito, dico Gennaro
Esposito, ha ritenuto interessante e degna di menzione la mia ricetta ?!
Ariminchia !
Seguendo pedissequamente il manuale del perfetto-vincitore-o-quasi, fingo
modesto interesse, atteggiamento posato, tono calmo, ringrazio, dico che spero
potrò essere all’evento. “Vede Annabella,
è a Napoli, in un giorno lavorativo, ho altri impegni...”.
Menzogna delle menzogne. Altro che atteggiamento
posato e tono tranquillo ! Sto rischiando, mentre sono al telefono, una
fibrillazione ventricolare ! Impegni di lavoro ?! Ma de che, ho bloccato l’agenda mesi prima, manco dovessi
sottopormi ad un intervento a cuore aperto.
Certo che ci sarò. Dovessi andarci a nuoto,
partendo da Ostia ed approdando a Napoli, ci sarò.
Arriva il 26 novembre 2012. Mi vesto a modino,
né troppo scaciato, né troppo
elegante. Sciallo, direbbe mio
figlio.
La mattina in ufficio, poi alle 12 di corsa
alla stazione, per salire sul treno che mi porterà a Napoli. Arrivo; scendo;
salgo sul Taxi, che mi scodella davanti all’Albergo dove c’è l’evento.
Come scendo, mi si palesa davanti Gennaro
Esposito che sta parlando al telefono. E’ a pochi metri da me.
Che faccio ? Nanni, aiutami tu ! “Mi presento, non mi presento oppure mi
presento ma sto in disparte ?” (che non vuol dire nulla, ma tant’è).
Non mi presento. Non lo so perché, ma non ce
l’ho fatta. L’ho lasciato parlare al telefono e, nel frattempo, mi sono fumato
il mio mezzo Toscano, sgambettando negli splendidi dintorni dell’Hotel, tanto
di tempo ne avevo, visto che, da perfetto ansioso, ero arrivato circa un’ora
prima dell’inizio dell’evento.
Finisco di spippettare ed entro. Mi presento
alla registrazione. Grandi sorrisi e, addirittura, un posto riservato in prima
fila, manco fossi il politico di turno.
Poi Annabella, dello Studio Cattaneo, mi dice:
“Venga, che le presento lo Chef”.
Ecco, ci siamo mi dico, ora farò come Fantozzi, con la mano sudata come una
spugna e la lingua felpata.
Entro nella cucina dell’Hotel - a proposito,
amata mogliettina, ricordami che devo agiornare la mia letterina a Babbo Natale
- e lo incontro.
Beh, se qualcuno pensa che gli Chef di fama siano altezzosi, posso
confermare che non è il caso di Gennaro Esposito. Gli stringi la mano per la
prima volta e ti sembra di conoscerlo da sempre.
Conosco anche Antonella Rossi, simpatica e
bravissima, e Antonio Lucisano, Presidente del Consorzio Mozzarella di Bufala
Campana DOP, un gentiluomo, nel vero senso della parola, preparatissimo e
disponibilissimo, come tutti peraltro.
Mezz’ora di chiacchiere in cucina con tali
personaggi, non ha prezzo; per tutto il resto c’è Mastercard.Sarei potuto
risalire sul treno, tornarmente a Roma e sarei comunque stato più che
soddisfatto.
Gennaro mi racconta come ha letto, valutato e
scelto. Mi dice quanto sia importante la passione, mi dice non solo che la mia
ricetta gli è piaciuta, ma che è la prima volta che legge una ricetta raccontata
così bene. Quasi balbetto. Ci manca solo la lacrimuccia e poi sarei a posto.
Parte l’evento.
Presentazione e saluti; introduzione di Antonio
Lucisano; un interessante intervento di Cristina Mariani, di Agritettura, sui disciplinari che regolano il marchio DOP; una degustazione
guidata, sempre da Cristina, dei quattro formaggi sui quali era incentrato il
concorso - divini; capisci cosa hai mangiato fino a quel momento solo se poi
assaggi la vera qualità - e poi la parola a Gennaro Esposito.
Illustra e preprara la sua prima ricetta, poi
capisco che sta per parlare della mia. Ripete più o meno quello che mi aveva
detto in cucina, poi mi invita accanto a lui e, a quattro mani, leggiamo la mia
ricetta, di come è nata, del perché, della passione e di altro.
Trovo pure il modo di buttare là, con nonchalance, che ho un blog di ricette.
Hai visto mai...
Fine. E’ andata bene, molto bene. Torno al mio
posto, soddisfatto e rilassato e mi godo il resto dell’evento, con le splendide
ricette di Gennaro Esposito e di Antonella Rossi.
Finiamo puntuali - inutile a dirsi che sarei
tornato a piedi a Roma, nel caso l’evento fosse durato più del previtso,
facendomi perdere il treno già prenotato – saluti, gran vociare e altre
chiacchiere, soprattutto con Antonella Rossi, che mi racconda come ha
trasformato la sua passione in attività.
Resisto alla foto con lo Chef - non ho più l’età, mi dico - ma mi faccio autografare la mia
ricetta, che metterò in una teca, come fosse una sacra reliquia.
Saluto tutti e, prima di andarmene, ricevo
pure un inatteso regalo: una preziosissima sporta
con circa cinque chili di formaggi DOP all’interno, che, vi avverto sin da
subito, saranno il leitmotiv delle
mie prossime ricette. Siete avvertitti.
Di nuovo il taxi, con un conducente simpatico
e logorroico, che però parla in dialetto stretto, per cui fingo di ascoltarlo,
ma in realtà capisco un terzo di ciò che dice; di nuovo alla stazione; risalgo
sul treno e riparto soddisfatto. Assai soddisfatto.
Durante il viaggio mi messaggio con mia moglie, raccontandogli tutto. Mi dice che gli
faccio tenerezza. Lo prendo come un complimento, ma non ne sono sicurissimo.
Però mi faccio tenerezza anch’io, visto che veleggio verso i 52 anni.
Arrivo a casa, scodello i formaggi e ceno con
la famiglia. Poi vado a nanna e sogno.
PS: i più curiosi possono trastullarsi con l’album
fotografico dell’evento cliccando qui.