Oramai lo sapete, ma lo ripeto per l'ennesima volta: non
resisto quando vedo i gamberoni sul banco del pesce, anche quando questi sono
gli oramai onnipresenti gamberoni argentini decongelati, che ai puristi faranno
orrore, ma che hanno il vantaggio, oltre a costare poco, di essere, appunto,
decongelati, cosa che li rende subito pronti per un uso a crudo, con buona pace
dell'Anisakis.
Questa volta, con i gamberoni, le pere, e in particolari
le William Rosse, dolci e tenere, e un pesto di pistacchi, profumato con il
finocchietto selvatico, profumatissimo, anche se non facile a trovarsi.
A completare il tutto, un po' di pepe bianco e il sale
nero delle Hawaii.
Ingredienti (per 4 persone)
Per il pesto di pistacchi
- Una bustina di pistacchi pelati non salati
- Mezzo cucchiaino di finocchietto selvatico (vedi dopo)
- Olio extravergine di oliva
- Zucchero (vedi dopo)
- Sale
Per tutto il resto
- Otto gamberoni
- Due pere Williams rosse
- Sale nero di Cipro
- Pepe bianco
Una piccola premessa sul finocchietto, che come dicevo
non si trova facilmente e quindi, quando avete la fortuna di trovarlo,
prendetene in quantità e surgelatelo; vedrete che manterrà perfettamente i suoi
profumi, garantendovi una sufficiente scorta per un lungo periodo.
Se non lo avete e non lo trovate, non vi preoccupate e,
senza troppi pensieri, eliminatelo dalla preparazione, piuttosto che
sostituirlo con altre erbette che poco si abbinano ai pistacchi.
Bene, esaurita la premessa, preparate il pesto di
pistacchi, possibilmente usando un mortaio, all'interno del quale metterete i
pistacchi e il finocchietto e poi, con il pestello, riducete il tutto in
piccolissimi pezzi.
L'uso del mortaio, al posto del mixer, permette di
ottenere pezzi piccoli e irregolari, senza traumatizzare
pistacchi e finocchietto, cosa che succederebbe con il mixer, che se da un lato
vi permette di fare prima, dall'altro rende quasi impossibile controllare la
dimensione dei pezzi ottenuti.
Quando i pistacchi sono ridotti alle giuste dimensioni,
aggiungete un paio cucchiaio di olio extravergine e, sempre con il pestello,
continuate ad amalgamare il tutto, aggiungendo anche un pizzico di sale.
Non esagerate con l'olio, tenendo presente che dovrete
ottenere una crema di pistacchi e non un olio al pistacchio, più fluido.
Assaggiate e, se vi sembra di sentire una nota d'amaro,
dovuta ad esempio ad un olio molto robusto, aggiungete un pizzico di zucchero,
quel tanto che basta a bilanciare l'amaro.
Passate quindi ai gamberoni, rimuovendo la testa, il
guscio e la coda, ricordando che con le teste, al solito, potete farci un
brodetto, da usare poi per insaporire qualche altra creazione.
Rimuovete anche il filamento intestinale, provando ad
estrarlo delicatamente o, se si dovesse rompere, facendo una piccola incisione
sul dorso dei gamberoni e togliendolo usando la punta di un coltellino.
Tagliate infine ogni gamberone, nel verso della
lunghezza, in tre o quattro fette sottili, senza preoccuparvi troppo se queste
si rompono, dato che poi rimedierete quando comporrete il carpaccio.
Lavate le pere e, senza sbucciarle, in modo che il colore
della buccia dia una bella nota cromatica al piatto, tagliatele a fette, partendo
dal fondo e tenendo solo quelle di maggior diametro, più o meno corrispondenti
al centro del frutto.
Usando un coltellino o l'apposito attrezzino, eliminate
la parte centrale delle fette di pere, laddove serva, dove sono i semi e le
parti più dure.
Impiattate, partendo con una fetta di pera, sulla quale
mettere le fettine di gamberone, dove macinerete un po' di sale nero e di pepe
bianco e poi bagnerete con un cucchiaino di pesto di pistacchi e finocchietto.
Ripetete la sequenza di strati per altre due volte,
inclusa salatura e pepatura dei gamberoni, in modo che ogni carpaccio sia
costituito da tre strati di pera e tre di gamberoni.
Terminate con lo strato di gamberoni, che condirete come
i precedenti strati e che potrete poi decorare come meglio credete, così come
potrete poi decorare i singoli piatti.
Abbinamento consigliato dall’Enoteca Colordivino: un Metodo Classico Trento DOC Ferrari Maximum Brut, uno Chardonnay in purezza che si adatta benissimo a questo piccolo capolavoro.