Dopo l’esperienza dello scorso anno, ho deciso di
accettare nuovamente la sfida e partecipare anche all’edizione 2019 del Contest
Lattidamangiare 5.0, organizzato da Palagiaccio.
Come nella scorsa edizione, il tema centrale della sfida
sono stati i formaggi e, ancora una volta, il Mugello, nelle sue diverse varianti:
- Gran Mugello, a pasta semi cotta, stagionato nelle Grotte Ubaldine che si trovano in profondità, proprio sotto le fondamenta della torre merlata della Villa Palagiaccio;
- Fior di Mugello, a pasta liscia e compatta, disponibile sia fresco che stagionato per 4 mesi;
- Blu Mugello, a pasta cremificata, con una decisa muffatura e dal sapore veramente particolare.
Il regolamento del contest prevedeva due piatti, uno
salato e uno dolce, la cui preparazione era tuttavia regolamentata: il piatto
salato poteva essere un risotto o una pizza gourmet, mentre il dolce doveva
essere al cucchiaio, con esclusione però del gelato.
Inutile dire che in entrambi i piatti il formaggio dovesse avere un ruolo centrale e che ogni piatto dovesse quindi essere costruito attorno ad esso, cosa che mi è venuta facile, dato il mio amore smodato per i formaggi - tutti, senza esclusione alcuna - che peraltro mi rimanda sempre e inevitabilmente alla mia adolescenza, dove le merende con pane e formaggio erano di fatto la norma.
Dopo lunga e tormentata riflessione, soprattutto sul
dessert, tipologia di piatto che non amo particolarmente e, soprattutto,
preparo molto raramente, ho deciso, innanzitutto, di scegliere il risotto
rispetto alla pizza - amo la pizza, ma sono di gran lunga più bravo a mangiarla
che a prepararla – e poi, come dolce, una variazione della classica panna
cotta.
I due piatti che ho preparato sono stati, quindi:
Risotto con
Fior di Mugello, spinaci in due consistenze, tuorlo fritto e pinoli tostati
Panna cotta al Blu Mugello, noci Pecan, miele di
castagno, cremoso di pera e menta e pepe di Sichuan
Risotto con Fior di Mugello, spinaci in due consistenze, tuorlo fritto e pinoli tostati
Per il risotto, dopo un gradevolissimo assaggio dei tre
formaggi, ho deciso per il più cremoso - il Fior di Mugello - dal sapore
comunque intenso, che ho ritenuto il migliore per il piatto che avevo in mente,
lasciando quindi agli altri due il compito di sacrificarsi per il dolce, che
presenterò in una successiva ricetta.
Ad accompagnare il formaggio, gli spinaci, lavorati in
due consistenze, con una parte liquida, ricavate usando un estrattore per succhi (data la consistenza degli spinaci, qui la
centrifuga è decisamente meno adatta) e una secca, ottenuta essiccando gli
spinaci in forno a una temperatura di 70° e poi riducendoli in polvere,
setacciate per avere una consistenza molto fine.
Poi, quasi a non voler mollare la mia romanità, il tuorlo
d’uovo fritto, che mantiene il cuore liquido e che, quando rotto, ricorda la
deliziosa cremina della carbonara. Ovviamente, ho aggiunto il tuorlo solo al
momento dell’impiattamento, lasciando agli ospiti il compito di romperlo
per apprezzarne l’interno.
A completare il piatto, come elemento croccante, che
personalmente non faccio mai mancare nelle mie ricette, i pinoli tostati al
sale, che peraltro ricordano un altro piatto piuttosto tradizionale, quegli
spinaci con pinoli, uvetta e burro, che da giovane mi facevano impazzire.
Per quanto riguarda la preparazione, ho utilizzato un
riso di varietà Carnaroli, tostato a
secco, senza utilizzare grassi né tantomeno sfumare con il vino, portato
poi a cottura usando un brodo vegetale.
Il formaggio l’ho unito quando mancavano circa due minuti
alla cottura e poi, a fiamma spenta, prima o mantecato con del burro, freddo da
frigorifero in modo da accentuare lo shock
termico, cosa che facilita l’azione della componente grassa. Non ho volutamente
usato il parmigiano, dato che ho ritenuto il sapore del Fior di Mugello più che
sufficiente a rendere ricco il risotto.
Per quanto riguarda gli spinaci, la parte liquida l’ho
unita nella seconda fase della mantecatura, sempre a fuoco spento, quindi, per
evitare che il calore eccessivo e prolungato portasse gli spinaci
all’ossidazione; la parte secca, invece, l’ho usata durante l’impiattamento,
forse più come elemento di guarnizione che per dare sapore vero e proprio.
Il tuorlo, dopo averlo delicatamente impanato, l’ho
fritto per venti secondi in olio di semi di arachide, portato alla temperatura
di circa 145° (temperature più alte rischierebbero di far scoppiare il
tuorlo), e poi aggiunto a riso già impiattato.
I pinoli, infine, tostati in padella con del sale marino,
tritati molto grossolanamente al coltello e, come gli spinaci secchi, aggiunti
durante l’impiattamento, in modo da lasciarli ben visibili e, allo stesso
tempo, evitando che l’umidità del risotto ne rovinasse la croccantezza.
L’attrezzatura necessaria per la preparazione del piatto
è assolutamente standard, senza oggetti particolari, se non l’estrattore per
succhi, mentre qualche accortezza sarà necessaria per la frittura dei tuorli,
da fare all’ultimo e lavorando in parallelo con la cottura del riso.
Ingredienti (per 4 persone)
Per il riso
- Tre etti e venti di riso carnaroli
- Un litro e mezzo di brodo vegetale
- Un etto di Fior di Mugello
- Cinquanta grammi di burro
Per il brodo vegetale
- Due litri d’acqua
- Una carote gialla
- Una piccola zucchina
- Una cipolla di medie dimensioni
- Un pomodoro rosso di medie dimensioni
- Mezza costa di sedano
- Sale marino grosso
Per i tuorli fritti
- Quattro uova freschissime
- Otto cucchiai di pangrattato
- Olio di semi di arachide
Per i pinoli tostati
- Quattro cucchiai rasi di pinoli sgusciati
- Un cucchiaino raso di sale marino
Per gli spinaci
- Due etti di spinaci freschi
Per prima cosa preparate il brodo vegetale, che per un
risotto consiglio di fare piuttosto leggero, per cui mettete le verdure, pulite
e lavate, in una pentola, riempitela poi con acqua fredda - tenete conto della
parziale evaporazione dell'acqua, per cui usatene due litri abbondanti - e
portatela sul fuoco, facendo cuocere per circa un'ora da quando l'acqua prende
il bollore.
Salate il brodo solo nell’ultimo quarto d’ora, in modo da
tener con dell’evaporazione dell’acqua, che se non gestita potrebbe darvi un
brodo che, giustamente salato all’inizio, risulti poi, invece, troppo salato
alla fine. Tenete anche conto che, idealmente, il brodo questo dovrebbe avere
una salinità tale da consentirvi di non aggiungere altro sale durante la
cottura del riso.
Quando il brodo è pronto, filtratelo e tenetelo da parte,
ricordando di riportarlo a un bollore leggero prima di procedere con la cottura
del riso.
Tostate ora i pinoli, mettendoli in un padellino
antiaderente, insieme a un cucchiaino raso di sale marino fino, portando poi il
tutto sul fuoco, a fiamma media.
Fate prendere calore e, ruotando il padellino quasi
continuamente, fate tostare i pinoli, in modo che il sale possa aderire alla loro superficie e, quando i
pinoli saranno leggermente dorati, spegnete e travasateli in una ciotola,
avendo cura di lasciare il sale in eccesso nel padellino.
Mi raccomando, non lasciate i pinoli a freddarsi nel
padellino, altrimenti continuerebbero a tostarsi per effetto del calore
residuo.
Quando i pinoli sono freddi, metteteli sul tagliere e,
usando un coltello con la lama grande, spezzettateli grossolanamente, come la
foto più sopra spero suggerisca.
Dedicatevi ora agli spinaci, prendendone per prima cosa
la metà della quantità indicata e rimuovendone i gambi, lasciando quindi solo
le foglie.
Prendete una teglia, metteteci un pezzo di carta da forno
tagliato a misura, quindi distribuite le foglie di spinaci nella teglia,
evitando per quanto possibile di sovrapporle quindi infornate a 70° per circa
un’ora, capovolgendo le foglie dopo i primi trenta minuti, e comunque fino a
quando le foglie non saranno diventate completamente secche e, di conseguenza,
molto friabili.
Mi raccomando, non abbiate fretta e non alzate la
temperatura, dato che gli spinaci devono disidratarsi e non cuocersi e 70° sono
la giusta temperatura per far sì che ciò avvenga.
Quando le foglie sono pronte, fatele intiepidire e poi
mettetele nel tritatutto,
facendolo andare alla massima velocità, in modo da polverizzare le foglie, polvere che poi setaccerete usando un
colino a maglie fitte, in modo da trattenere quei pezzi che il tritatutto non è
riuscito a frantumare, raccogliendo la polvere in una ciotola.
Usate l’estrattore per ricavare il succo dalla rimanente
metà degli spinaci, prendendo in questo caso sia i gambi che le foglie,
raccogliendolo in un recipiente, che coprirete con un pezzo di pellicola
trasparente, in modo da ridurre la quantità d’aria a contatto con il liquido,
cosa che ridurrà il rischio di ossidazione.
Prendete il fior di Mugello e tagliatelo grossolanamente
a pezzi, che lascerete a temperatura ambiente per almeno una mezz’ora, in modo
che siano ben morbidi quando li aggiungerete al riso.
Ora, prima di procedere con la cottura del riso,
dedicatevi alla prima fase della preparazione dei tuorli fritti, operazione non
proprio facilissima, soprattutto le prime volte.
Preparate per prima cosa dei piccoli quadrati di carta da
forno, in numero pari al doppio del numero di uova e più o meno di dieci centimetri
di lato ciascuno, quindi prendete un'ampia scodella e riempitela con il
pangrattato (meglio di più che di meno).
Procedendo uno alla volta, rompete l’uovo e separate la
chiare dal tuorlo - usate il metodo che vi è più congeniale - deponendo con la massima
delicatezza il tuorlo nella scodella con il pangrattato.
Usando un cucchiaio, prendete il pangrattato e fatelo
cadere a pioggia sul tuorlo, in modo che questo ne sia coperto in modo
uniforme, poi, sempre usando il cucchiaio e infilandolo in profondità sotto al
tuorlo, sollevatelo delicatamente.
Tenendo in una mano il pezzo di carta da forno e
nell’altra il cucchiaio con il tuorlo, fate passare quest’ultimo, più volte e
delicatamente, dal cucchiaio alla carta, in modo che, ad ogni passaggio, il pangrattato
in eccesso possa cader via.
Quando tutto il pangrattato in eccesso sarà scivolato
via, rimanendone attaccato al tuorlo solo un leggero strato, appoggiate il
foglio di carta, con il tuorlo sopra, sul piano di lavoro, ripetendo poi tutti
i passaggi per le rimanenti uova.
Finalmente è il momento della cottura del risotto, cosa
che farete portando per prima cosa a bollore leggero il brodo vegetale, in modo
che sia alla giusta temperatura.
Prendete poi la casseruola dove cuocerete il riso - io ne
uso sempre una antiaderente - e portatela sul fuoco, a fiamma media e, quando
la casseruola sarà calda, ma non bollente, unite il riso e fatelo tostare per qualche minuto - la
tostatura è completa quando i chicchi sono diventati quasi trasparenti -
girando continuamente in modo che tutti i chicchi sentano il calore.
Cominciate poi ad aggiungere il brodo, sempre in quantità
misurata, soprattutto andando avanti nella cottura, in modo da non correre il
rischio di trovarvi con il riso cotto e una quantità eccessiva di liquido, cosa
in questo caso ancora più grave, dato che poi aggiungerete anche la parte
liquida degli spinaci.
Ricordatevi che il riso, durante la cottura, deve essere
girato il meno possibile, per evitare di traumatizzarne
i singoli chicchi, cosa che aumenterebbe il rilascio anticipato del loro amido.
Tanto che il riso è in cottura - se siete timorosi,
potete comunque fare questa operazione anche prima di avviarne la cottura -
procedete con la seconda fase della preparazione dei tuorli fritti, prendendo
una padella per friggere, di diametro piuttosto ridotto, e riempitela con olio
per friggere, in quantità tale che l’altezza raggiunta dall’olio sia almeno
pari al doppio dell’altezza del tuorlo.
Portate l’olio a circa 145° (meglio di meno che di più),
poi prendete il primo foglio di carta con il tuorlo e, immergendo parzialmente
il foglio nell’olio, fateci scivolare dentro il tuorlo.
Fate friggere per dieci secondi, poi, sempre usando un
cucchiaio, girate delicatamente il tuorlo e fatelo friggere per altri dieci
secondi, quindi prendetelo nuovamente con il cucchiaio, sollevatelo, e fate
colar via l’olio residuo, mettendo infine il tuorlo sul su un altro pezzo della
carta da forno (per ogni uovo, quindi, due pezzi di carta da forno distinti:
uno per gestire la preparazione e la frittura e l’altro per accogliere il
tuorlo dopo quest’ultima).
Tenete presente che, al di là dei tempi indicati, dovrete
ottenere un tuorlo nel quale la parte esterna, per effetto della frittura, sia
tale da costituire una sorta di involucro semi-rigido per l’interno, che invece
deve rimanere liquido.
Ripetete la procedura per tutti i tuorli, che terrete a
portata di mano in attesa dell’impiattamento, senza preoccuparvi più di tanto
della loro temperatura - l’interno del tuorlo, vista la breve frittura, sarà
comunque piuttosto freddo, cosa peraltro necessaria a mantenerlo liquido - dato
che poi ci penserà quella del risotto a portarla al giusto valore per
apprezzarne al meglio il sapore
Tornate al riso e, quando valutate che manchino circa due
minuti alla fine della cottura - il carnaroli normalmente richiede un tempo di
cottura tra i sedici e i venti minuti - unite al riso il Fior di Mugello,
mescolando per bene in modo da farlo sciogliere e far sì che possa incorporarsi
al risotto, avviando di fatto la prima fase della mantecatura.
Quando il formaggio è completamente sciolto e il riso
cotto, spegnete il fuoco e aggiungete il burro, preso direttamente dal
frigorifero, mescolando energicamente - qui è importante il rilascio dell’amido
- in modo da ottenere la giusta cremosità.
Vi ricordo, ancora una volta, di mantenere il risotto
piuttosto tirato, in modo che l’aggiunta degli spinaci liquidi lo
riporti alla giusta densità.
Non appena il burro si sarà sciolto, aggiungete gradualmente
gli spinaci liquidi, sempre mescolando, dosandone la quantità in modo da
ottenere una tonalità verde non troppo intensa e fermandovi quando la cremosità
sarà quella giusta per un risotto all’onda.
Fate risposare per trenta secondi, con il coperchio,
quindi impiattate, distribuendo per prima cosa il risotto, mettendo poi, con la
massima delicatezza, un tuorlo fritto al suo centro, distribuendo poi la
polvere di spinaci e i pinoli tostati.
Servite velocemente, suggerendo ai vostri ospiti di rompere
per prima cosa il tuorlo, in modo che il suo interno, ancora liquido, possa
colare fuori, armonizzandosi con il risotto, come la foto che segue spero vi
dia un’idea.
Buon appetito.
Panna cotta al Blu Mugello, noci Pecan, miele di castagno, cremoso di pera e menta e pepe di Sichuan
La panna cotta l’ho preparata usando il Blu Mugello, un
erborinato dal sapore deciso e pungente, a rigor di logica poco adatto a una
preparazione dolce, ma d’altronde, si sa, preferisco sempre percorrere le strade
curvilinee piuttosto che quelle dritte e confortevoli.
Poi, da amante dei formaggi, non ho potuto non aggiungere
tutti quegli elementi che a mio avviso ben si sposano con loro, elementi che
naturalmente ho dovuto rileggere in chiave di dessert.
Per prima cosa, le noci, scelte nella varietà Pecan,
grossolanamente sminuzzate e legate con il miele di castagno, che con il
suo sapore deciso e piacevolmente amarognolo, ben si sposa con i formaggi,
soprattutto con quelli erborinati.
Poi le pere, nella varietà Coscia, dalle quali ho
estratto il succo usando un estrattore e con il quale ho preparato un cremoso, lavorato
completamente a freddo, addensandolo usando la gomma di xantano. Durante l’estrazione del succo, ho
anche aggiunto qualche fogliolina di menta, in modo da avere una nota
aromatica, che desse maggior freschezza al tutto.
Per ultimo, il pepe di Sichuan, che ha un sapore meno deciso rispetto al pepe tradizionale, ad aggiungere
una nota pungente al dessert, accentuando ancor di più il gioco complessivo di
contrasti.
Ingredienti (per 4/6 persone)
Per la panna cotta
- Duecentocinquanta ml di panna fresca
- Duecentocinquanta ml di latte intero
- Centoventi grammi di Blu Mugello
- Centoventi grammi di zucchero semolato
- Sei fogli di gelatina alimentare (dose per 500 ml di liquido)
Per le noci e miele
- Centoventi grammi di noci Pecan
- Sei cucchiai di miele di castagno (vedi dopo)
Per il cremoso di pere e menta
- Quattro pere coscia
- Dieci foglioline di menta fresca
- Pepe di Sichuan
- Gomma di xantano (vedi dopo)
Partite con la panna cotta, che dovrà avere il tempo di
rassodarsi prima di poter accogliere gli altri elementi del piatto.
Prendete un pentolino, meglio se antiaderente, e
metteteci la panna fresca, il latte intero, lo zucchero e il Blu Mugello,
tagliato grossolanamente in pezzi, con il solo scopo di agevolarne lo
scioglimento.
Portate sul fuoco, a fiamma bassissima e, nell’attesa che
il tutto raggiunga un bollore lievissimo, fate ammollare la gelatina
alimentare, mettendola in una ciotola riempita con acqua fredda.
Per agevolare lo scioglimento del formaggio, non giratelo
usando mestoli o posate, ma fate semplicemente ruotare ogni tanto il pentolino e, quando il bollore è raggiunto e
il formaggio si sarà sciolto, con la sola eccezione dei piccoli pezzi dove sarà
rimasta la muffa tipica dei formaggi
di questo tipo, unite la gelatina, dopo averla strizzata, girando il composto
con i rebbi di una forchetta o con una piccola frusta, in modo che si incorpori
per bene al composto.
Togliete il pentolino dal fuoco e fate intiepidire il
composto, rompendo di tanto in tanto
la pellicola che tenderà a formarsi sulla sua superficie, mescolando, sempre
con la forchetta o una piccola frusta.
Personalmente, per poter controllare al meglio la
consistenza finale e considerando che ogni composto reagisce in maniera diversa
alla gelatina, io procedo sempre in questo modo: considero l’80% della quantità
indicata sulla confezione e la aggiungo come detto sopra, poi prendo un
cucchiaio del composto, lo metto in un bicchiere e poi in frigorifero,
aspettando una mezz’oretta per vedere se la consistenza sia quella giusta e, se
così non fosse, riscaldo nuovamente il composto e aggiungo la rimanente gelatina.
In questo modo mi metto al riparo da un suo uso eccessivo, che potrebbe portare
a una consistenza finale molto gommosa.
Quando il composto è quasi a temperatura ambiente,
prendete i contenitori dove avete deciso di servire il dessert - io ho usato
delle classiche coppe da champagne – e versateci lentamente e con attenzione il
composto, cercando naturalmente di riempire i contenitori tutti allo stesso
livello, che dovrà essere tale da lasciare non meno di un centimetro e mezzo
dal bordo superiore.
Fate freddare del tutto il composto, quindi mettete i
contenitori in frigorifero in modo da addensare definitivamente il tutto e
renderlo pronto per l’aggiunta degli altri elementi.
Prendete le noci Pecan, mettetele sul tagliere e, usando
un coltello con la lama grande, rompetele in pezzi piccoli, ma non troppo, e
irregolari, considerando che poi ci dovrete fare uno strato non compatto, ma
comunque regolare.
Quando la panna cotta si è del tutto addensata,
riprendete i contenitori dal frigorifero e fate, su ciascuna panna cotta, uno
strato di noci Pecan di circa mezzo centimetro di spessore, avendo cura che i
pezzi delle noci siano distribuiti uniformemente, senza lasciare spazi vuoti.
Prendete ora il miele di castagno e, usando un cucchiaio,
fatelo colare lentamente sulle noci, muovendo il cucchiaio in modo che il miele
vada a riempire tutti gli interstizi lasciati dalle noci e fermandovi quando il
miele avrà raggiunto la parte superiore dello strato di noci.
Detta in altre parole, è come se il miele dovesse fare da
collante ai pezzi di noci, infilandosi negli spazi vuoti e legando insieme
tutti i pezzi.
Rimettete i contenitori in frigorifero e, solo quando
siete pronti per servire il dessert, procedete con la preparazione del cremoso,
che come tutte le lavorazioni di frutta o verdura fresche, teme l’ossidazione,
per cui, se preparato con troppo anticipo, il composto tenderà a cambiare
colore e sarà meno piacevole alla vista.
Per preparare il cremoso, lavate le pere, eliminatene il
picciolo e tagliate ciascuna pera in quattro spicchi, senza preoccuparvi troppo
di semi e torsoli, dato che poi ci penserà l’estrattore.
Mettete gradualmente gli spicchi di pera nell’estrattore,
alternandoli alle foglioline di menta fresca e raccogliendo il succo in un
contenitore, quindi assaggiatelo, più che altro per scrupolo, dato che se le
pere sono giustamente mature non servirà aggiungere zucchero. Voi ovviamente
regolatevi secondo i vostri gusti, ricordando comunque che c’è già il miele a
dare dolcezza al piatto.
Aggiungete mezzo cucchiaino di gomma di xantano - mi
raccomando, meglio di meno che di più, dato che la sua azione è piuttosto
decisa - mescolando energicamente con una piccola frusta o, meglio ancora, con
il frullatore a immersione, in
modo da incorporarla per bene.
Ricordatevi che la gomma di xantano non agisce
immediatamente, ma ha bisogno di un poco di tempo per attivarsi, per cui non
abbiate fretta e non aggiungetene altra, aspettando invece una trentina di
minuti per valutarne l’effetto, che dovrà essere tale da addensare il succo,
fino a farlo diventare, appunto, cremoso.
Nel caso così non fosse, aggiungete un altro poco di
gomma di xantano - sempre poca, mi raccomando - mescolando, aspettando e
valutando il risultato, fino a ottenere la consistenza desiderata. Sembra un
procedimento lungo e noioso, ma è meglio avere pazienza che rovinare il
risultato finale, anche considerando che tanto più farete pratica con la gomma
di xantano, tanto più celermente procederete.
Quando il risultato vi soddisfa, riprendete per l’ultima
volta i contenitori dal frigorifero e, analogamente a quanto fatto con le noci,
componente l’ultimo strato, facendo colare il cremoso sullo strato di noci,
fino a uno spessore di poco meno di un centimetro, livellando poi lo strato
dando qualche colpetto sul fondo dei contenitori o usando il dorso un
cucchiaio.
Per ultimo, giusto al momento di servire, date una
leggera macinata di pepe di Sichuan su ciascun dessert, guarnendo poi secondo
il vostro gusto.
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