Questa ricetta è candidata a partecipare al Contest di LSDM "Pasta e Mozzarella Veggie Style", organizzato da "Le strade della Mozzarella", in collaborazione con il Pastificio dei Campi
Il tema del concorso, come è facile intuire, è la mozzarella di bufala campana DOP e la pasta di Gragnano del Pastificio dei Campi, ingredienti alla base del piatto, ai quali se ne possono aggiungere altri, rimanendo però nello spirito di un piatto vegetariano.
Confesso che la scelta del piatto da presentare - uno dei
due, in realtà, dato che era possibile scegliere due diversi formati di pasta -
mi ha messo piuttosto in difficoltà, volendo proporre qualcosa di originale,
ma, al tempo stesso, senza perdere di vista gli elementi centrali, in modo da
non farli perdere tra altri che ne potessero oscurare il loro ruolo di primi
attori.
Alla fine ho pensato che partire da un piatto classico e
semplice potesse essere una buona strada, motivo per cui, rispolverando i
piatti della mia giovinezza, sono stato folgorato
dalla “puttanesca”, un piatto che trova le sue origini nella cucina napoletana,
ma che è stato poi adottato anche in quella romana e che, almeno nella mia
adolescenza, era uno dei quelli più preparati nelle cene tra amici, vuoi per il
suo gusto deciso, vuoi per la sua semplicità ed economicità.
Naturalmente sono partito dalla ricetta base e poi mi sono lasciato trasportare dalla reinterpretazione, sia togliendo, come le acciughe non in linea con lo spirito vegetariano, sia aggiungendo, in primis la mozzarella di bufala, per evidenti motivi, sia modificando, per una versione che, usando un termine abusato, potrei definire destrutturata e che, volendone dare il nome completo e parlante, potrei chiamare:
“Vermicelli di Gragnano cotti in siero di bufala e acqua
di pomodoro, con caviale d’aglio, olio al prezzemolo, terra di olive di Gaeta,
briciole di pomodoro, capperi fritti e crema di mozzarella di bufala”.
Facile capire perché abbia invece scelto un nome diverso...
Comunque, acrobazie semantiche a parte, gli elementi
della puttanesca ci sono tutti, in diverse consistenze, ma ci sono.
La mozzarella, prima di tutto, della quale ho pensato di
usarne anche il siero, nel quale ho cotto la pasta, con una proporzione di 2/3
di siero e 1/3 di acqua di pomodoro, in modo che il sapore deciso della
mozzarella di bufala e quello, più delicato, del pomodoro, potessero trasferirsi alla pasta, piuttosto che
rappresentarne solo parte del condimento.
Sempre con la mozzarella di bufala ho poi realizzato una
crema, aggiungendo olio extravergine di oliva e siero, usata poi come base per i vermicelli.
Poi il pomodoro, in tre consistenze, a partire dalla
polpa, che dopo averla ricavata ho lasciato decantare per circa sei ore, in
modo da raccogliere la sua acqua ed avere una polpa molto densa, che ho poi
cotto in vaso cottura a 75° per tre ore, aggiungendo solamente un olio al
prezzemolo, del sale marino e un pizzico di zucchero. In questo modo il
pomodoro ha mantenuto tutti i suoi aromi, inclusa un’acidità residua leggermente
maggiore di quanto avrei ottenuto con una cottura classica.
Da notare che la separazione dell’acqua dalla polpa è
stata comunque necessaria, al di là dell’uso che ho poi fatto dell’acqua, in
virtù del fatto che la cottura in vaso inibisce l’evaporazione, per cui in caso
contrario avrei ottenuto una salsa molto liquida, quasi inutilizzabile.
Parte della polpa, infine, l’ho fatta essiccare
delicatamente in forno - più o meno due ore a 90° - ottenendo una cialda che ho
poi sbriciolato per ricavarne,
appunto, le briciole.
Per quanto riguarda l’acqua di pomodoro, tenete comunque presente
che, per ottenerne in quantità necessaria per la cottura della pasta, dovrete
usare non pochi pomodori, cosa che vi darà una quantità di salsa sicuramente
maggiore di quella che userete realmente. Qui avete allora due scelte, usare
meno pomodori e integrare l’acqua di pomodoro con acqua normale, oppure, cosa
che suggerisco, preparare una quantità abbondante di salsa e poi congelarla per
usi futuri.
Con l’aglio ho invece realizzato un caviale, bollendo gli spicchi in abbondante acqua fino a renderli
morbidi e meno pungenti nel sapore, frullandoli poi con del siero di mozzarella
e, infine, con un processo di sferificazione,
che richiede un minimo di tecnica e l'uso dell'Agar Agar come addensante, ne
ho ricavato le singole sfere.
Le olive di Gaeta le ho anch’esse essiccate in forno e
poi tritate al mixer
in modo da ottenerne una terra,
termine che credo rappresenti bene la consistenza finale, dovuta alla presenza
di una componente grassa delle olive e che vi donerà un composto granuloso e in
parte umido.
Infine i capperi, che ho velocemente fritto in olio molto
caldo, in modo da renderli croccanti e, al tempo stesso, permettergli di
aprirsi in parte, quasi ad ottenere dei piccoli fiori.
Tutti gli elementi del condimento, con sola eccezione
della salsa di pomodoro, usata durante la mantecatura, li ho aggiunti solo all’ultimo
momento, in modo da mantenere una buona separazione
tra i singoli sapori.
Alla fine, quindi, un piatto molto colorato, con
cromatismi decisi e in parte croccante,
con un condimento che, almeno nelle intenzioni, non dovrebbe coprire eccessivamente il sapore naturale della pasta, che per una pasta
di qualità come quella utilizzata, dovrebbe essere sempre un obiettivo da
perseguire.
Naturalmente ho cercato di usare ingredienti di qualità, come
la mozzarella di bufala campana DOP del Caseificio La Baronia, il sale delle Saline di Cervia, l’olio extravergine
di oliva Spalià 2015
del Frantoio Cestini, un monovarietale di
ascolana tenera, l’aglio rosso di Sulmona e i capperi di Pantelleria. Per quanto riguarda i pomodori, avendo preparato il piatto
fuori della loro stagione, mi sono accontentato di quelli che ho trovato - i
classici pomodori rossi a grappolo - cosa che potrà sicuramente essere
migliorata preparando il piatto nei mesi caldi.
Che altro dire, se non tenere presente che la
preparazione è piuttosto lunga, non difficile, ma lunga, in virtù della
preparazione dei singoli ingredienti, ciascuno dei quali richiede il suo tempo
e la vostra pazienza.
Concludo dicendovi che la cottura a bassa temperatura della
salsa di pomodoro l'ho fatta utilizzando il mio regalo del Natale 2012. Nel caso voi non aveste la disponibilità di un
sistema analogo, potrete comunque procedere, con maggiore accortezza, usando
metodi tradizionali, che spiegherò più avanti.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la pasta
- Tre etti e mezzo di vermicelli
- Tre litri di siero di mozzarella di bufala
- Un litro e mezzo di acqua di pomodoro (vedi sopra e dopo)
- Sei cucchiai di olio extravergine di oliva
- Sale grosso
Per l’olio al prezzemolo
- Un bel ciuffo di prezzemolo fresco
- Mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva
- Qualche grano di sale marino grosso
Per la salsa di pomodoro
- Tre chili di pomodori maturi
- Olio al prezzemolo (vedi sopra)
- Sale marino grosso
Per la crema di mozzarella di bufala
- Due etti di mozzarella di bufala campana
- Il siero della mozzarella (vedi dopo)
- Quattro cucchiai di olio extravergine di oliva
Per il caviale d’aglio
- Dieci spicchi d’aglio
- Il siero della mozzarella (vedi dopo)
- Agar Agar (vedi dopo)
- Sale marino fino
Per la terra di olive di Gaeta
- Una ventina di olive di Gaeta
Per le briciole di pomodoro
- Due mestoli di polpa di pomodoro
- Sale marino fino
Per i capperi fritti
- Tre cucchiai di capperi sotto sale
- Olio extravergine di oliva
Come dicevo all'inizio, la ricetta non è che sia
particolarmente difficile, ma richiede pazienza, con tempi morti dovuti alle
particolari tecniche di cottura, motivo per cui potrete procedere, per molte
delle preparazioni, in parallelo e l'ordine che darò nella ricetta è
semplicemente uno dei possibili, da non considerarsi quindi come un vincolo.
Bene, con la premessa appena fatta, partite con la
lavorazione dei pomodori, tagliandoli grossolanamente a pezzi e passandoli al passa pomodoro, usando un disco con i fori piccoli, in modo da raccoglierne
solamente la polpa.
Prendete poi una ciotola di diametro piuttosto ampio e
copritela con un panno dalla trama piuttosto fitta, come ad esempio un classico
canovaccio da cucina, che terrete in posizione aiutandovi con qualche elastico,
come se fosse la copertura di un tamburo.
Versate il pomodoro passato sul tovagliolo, che per il
peso si incurverà leggermente, mettendo poi il tutto in luogo fresco e facendo decantare almeno per quattro ore, dando
modo all'acqua contenuta nella polpa di colare attraverso il panno, lasciandovi
una polpa molto compatta. Ogni tanto muovete
la polpa e tendete il panno, in modo da agevolare la discesa dell'acqua.
Tanto che il pomodoro sta lì a decantare, dedicatevi alla
terra di olive di Gaeta, privandole
del nocciolo e tagliandole a metà, più che altro per ridurre il tempo richiesto
affinché si secchino.
Prendete una piccola teglia, metteteci un foglio di carta
da forno e deponeteci le olive, infornando poi a 90° per circa un paio d'ore, e
comunque fino a quando le olive non si saranno ben seccate (le olive rimarranno
in ogni caso leggermente umide data la presenza della componente grassa).
Mi raccomando, non abbiate fretta e non alzate la
temperatura, dato che le olive devono essiccarsi e non cuocersi, e 90° è la
giusta temperatura per far evaporare l'acqua in modo non traumatico.
Quando le olive sono secche, tiratele fuori dal forno e
fatele freddare, poi mettetele nel mixer,
facendolo andare alla massima velocità fino ad ottenere la terra, che raccoglierete in una ciotolina e metterete in luogo
asciutto in attesa di usarla. Vedrete che, in virtù della presenza dell'olio al
loro interno, la terra di olive sarà piuttosto
grossolana nella dimensione e morbida nella consistenza, proprio come
se fosse una vera terra, leggermente umida.
Dopo la terra
di olive è il momento del caviale
d'aglio, per il quale, come prima cosa, riempirete un bicchiere piuttosto alto
con dell'olio di semi - potete tranquillamente usare il più economico che
trovate - mettendolo in frigorifero (se avete poco tempo, usate il freezer), in
modo che l'olio sia molto freddo, ma ancora fluido, quando lo userete.
Sbucciate gli spicchi d’aglio e metteteli in una pentola
insieme ad almeno tre litri di acqua fredda - in questo caso, direi più per
pigrizia, ho deciso per una sola bollitura invece di quelle, ripetute e con
cambio di acqua, che normalmente si fanno per ingentilire l'aglio - portando
poi la pentola sul fuoco.
Portate a bollore e fate cuocere l'aglio per una mezz'ora
circa, fino a quando non sarà molto morbido, momento nel quale lo scolerete e
lo metterete direttamente nel bicchiere del frullatore, tradizionale o a immersione
che sia, facendolo freddare.
Aggiungete nel frullatore un mestolo del siero della
mozzarella di bufala e un pizzico di sale, quindi fate andare il frullatore
alla massima velocità, in modo da ottenere un composto molto fluido e senza più
residui solidi. Se il tutto vi sembrasse troppo denso, aggiungete ancora un
poco di siero, tenendo presente che la densità finale dovrà essere molto ridotta,
simile, per capirsi, a quella del latte.
Assaggiate, nel caso regolate di sale, poi pesate il
liquido in modo da
poter determinare la giusta quantità di Agar Agar, tenendo presente che le sfere dovranno essere ben sode, per cui
nel dubbio meglio aumentare la dose indicata di un 25%.
Mettete il liquido in un pentolino - perfetto uno in
acciaio con fondo radiante in alluminio - e portatelo sul fuoco, a fiamma
bassa, e quando raggiungerà una leggera ebollizione, unite l'Agar Agar,
mescolando per un paio di minuti, in modo che questo possa sciogliersi
completamente ed attivarsi.
Spegnete la fiamma e fate scendere la temperatura del composto
a circa 60° - ricordate che l'Agar Agar solidifica al di sotto dei 50° - quindi
tirate fuori dal frigo il bicchiere l'olio di semi e, usando una piccola
siringa, ovviamente senza l'ago, aspirate un poco di liquido e cominciate a farne
cadere le gocce nell'olio; vedrete che, per effetto della densità e della
temperatura dell'olio, le gocce assumeranno immediatamente una forma sferica e
si solidificheranno, scendendo sul fondo del recipiente.
Potete controllare la dimensione delle sfere versando diverse quantità di liquido
nell'olio, in modo da ottenerne di diversa dimensione. Il tutto può sembrare
complicato, ma basterà un minimo di pratica con le prime gocce e poi tutto diventerà facile.
In ogni caso, fate una prima prova con poche gocce, in
modo da verificare che la quantità di Agar Agar sia sufficiente a mantenerne la
stabilità una volta arrivate sul fondo del bicchiere e, se così non fosse, con
le gocce che tendessero a decomporsi, riportate il pentolino sul fuoco e
aggiungete altro Agar Agar.
Quando avrete formato il numero di sfere che volete - ovviamente fatene sempre in leggero
sovrannumero, in modo da poter poi scegliere le migliori - prendete un colino a maglie fitte e scolatele dall'olio, passandole sotto l'acqua corrente in
modo da eliminarne ogni residuo, poi scolatele definitivamente e mettetele in
una ciotolina in attesa di usarle (se il clima è caldo, mettete la ciotolina in
frigorifero).
Preparate ora l'olio al prezzemolo, frullando foglie e la
parte meno dura dei gambi - ricordatevi che il sapore del prezzemolo è nei
gambi e non nelle foglie, che sono un concentrato di clorofilla - con l'olio
extravergine e qualche grano di sale grosso, tenendo presente che il tutto
dovrà risultare piuttosto liquido, visto che state appunto preparando un olio e
non un pesto.
Fate andare il frullatore abbastanza a lungo, in modo da
eliminare per quanto possibile ogni residuo solido, poi fate passare l'olio
attraverso un colino a maglie fitte, raccogliendolo in una tazza.
Tornate ora al pomodoro e, trascorso il tempo di
decantazione, raccogliete la polpa con un cucchiaio e trasferitela in una
ciotola, mentre l'acqua raccolta nel recipiente la peserete e, integrandola nel
caso servisse con acqua corrente, la metterete direttamente nella pentola dove
poi cuocerete la pasta - io normalmente ne uso una in acciaio con un fondo ben
spesso in alluminio, cosa che aiuta la diffusione uniforme del calore -
tenendola per il momento da parte, in attesa di usarla.
Prendete una teglia e metteteci un pezzo di carta da
forno, poi distribuiteci sopra quattro cucchiai abbondanti della polpa di
pomodoro, distribuendola sbattendo delicatamente (scusate l'ossimoro) la
teglia sul piano di lavoro o dandogli qualche colpetto sul fondo, evitando
invece di usare un cucchiaio, cosa che renderebbe difficile ottenere uno strato
di spessore costante.
Fate in modo che la polpa di pomodoro formi uno strato di
almeno un paio di millimetri di spessore, cosa che vi metterà al riparo dalla
formazione di eventuali buchi durante
il processo di essiccazione.
Sulla polpa di pomodoro distribuite un poco di sale, poi
infornate a 80° per circa un'ora e mezza, controllando ogni tanto e comunque
tirando fuori la teglia non appena il pomodoro sarà diventato sottile e
croccante. Tenete presente che il tempo effettivo dipenderà dalla tipologia dei
pomodori utilizzati e da quanta acqua residua è rimasta nella polpa.
Ancora una volta, come già detto per le olive, non
abbiate fretta e resistete alla tentazione di alzare la temperatura per fare
prima.
Quando il pomodoro è pronto, tiratelo fuori, fatelo
freddare e poi, usando direttamente la punta delle dita, sbriciolatelo fino ad ottenere le singole briciole, che metterete in una ciotolina e in luogo asciutto, per
evitare che queste perdano croccantezza.
Parallelamente all'essicazione del pomodoro, preparate
anche la salsa, mettendo la polpa in uno o più contenitori ermetici - il numero
dipenderà da quanta salsa avete deciso di preparare - riempiendoli fino a circa
i 3/4 della loro altezza, aggiungendo poi, in ciascun contenitore, tre cucchiai
di olio al prezzemolo e un cucchiaino raso di sale marino grosso (le dosi sono
per contenitori da mezzo litro, quello che vedete nella foto che segue, fatta
dopo la cottura).
Portate a temperatura l'acqua per la cottura - come già
detto 75° - scegliendo una pentola in alluminio con bordi spessi, che ha
un’ottima conducibilità termica e una altrettanto buona inerzia termica, cosa
che contribuirà a mantenere quanto più possibile costante la temperatura, quindi
immergete i contenitori con la polpa di pomodoro e fate cuocere per tre ore,
dedicandovi nel frattempo ai vostri passatempi preferiti.
Nel caso non abbiate un sistema per la cottura a bassa
temperatura - un Roner, per capirci,
che altro non è che un sistema che include una vasca per l’acqua e una
centralina per la gestione della temperatura - potete procedere in modo
tradizionale, usando i fuochi del piano cottura.
Per procedere in tal senso, scegliete ancora una volta
una pentola piuttosto grande, in alluminio di un certo spessore (io ne uso con
pareti di 3 millimetri), riempitela d’acqua, mettete sul suo fondo un distanziale che vi consenta, poi, di far
si che i barattoli non siano a diretto contatto con il fondo della pentola,
fondo che ovviamente avrà una temperatura maggiore a causa del suo contatto con
la fiamma.
Portate la pentola sul fuoco, scaldando l’acqua fino alla
temperatura indicata (va da sé che vi servirà un termometro digitale) e, quando l’acqua è a temperatura, spostate la pentola sul fuoco
più piccolo, regolatelo al minino, togliete il coperchio e, sempre usando il
termometro, misurate la temperatura per determinare l’esatto livello della
fiamma che vi consenta di mantenerla (più o meno, si intende) al valore
desiderato, quindi immergete i barattoli, poggiandoli sul distanziale che avete scelto, ricordandovi di monitorare la temperatura
in modo da evitare oscillazioni eccessive.
Quale che sia il metodo che avete scelto e quando mancano
pochi minuti al tempo di cottura del pomodoro, riprendete la pentola dove avete
messo l'acqua di pomodoro e aggiungeteci anche il siero della mozzarella,
portandola poi sul fuoco, senza aggiungere sale dato che il siero è ben sapido
di suo.
Prendete poi un'ampia padella, dove mantecherete la pasta
- io ne uso sempre una in alluminio molto spesso, analogo a quello usato per la
cottura a bassa temperatura, in modo che il calore possa essere distribuito in
modo omogeneo e non, al contrario, concentrato solo dove agisce la fiamma - e
metteteci sei cucchiai di olio extravergine d'oliva.
Quando il pomodoro è pronto, togliete i contenitori
dall'acqua, apritene uno e travasate il suo contenuto nella padella per la
mantecatura, quella dove avete appena messo l'olio (al solito, sto ipotizzando
l'uso di contenitori da mezzo litro), tenendo presente che la salsa non dovrà
essere troppo abbondante, dato che il suo compito è quello di colorare la pasta e non di sovrastarla.
Non vi preoccupate se la salsa dovesse contenere ancora
un poco di acqua, dato che poi questa sarà assorbita durante la mantecatura.
Preparate la crema di mozzarella di bufala, tagliando quest'ultima
grossolanamente in pezzi, mettendola nel bicchiere del frullatore, tradizionale
o a immersione,
aggiungendo mezzo mestolo del suo siero e due cucchiai di olio extravergine di
oliva.
Fate andare il frullatore alla massima velocità, fino a
quando la mozzarella non si sarà ridotta in un composto molto fluido,
regolandone la densità con altro siero e ricordando che, alla fine, la sua
densità dovrà essere simile a quella di una passata di pomodoro ben densa.
Tenete presente che, alla luce della struttura interna
della mozzarella di bufala, il composto risulterà comunque un poco granuloso e non perfettamente legato, cosa che però recupererete al
momento di impiattare, immergendo il contenitore con la crema in acqua calda, a
circa 50°, in modo da ammorbidire la mozzarella e renderla più fluida.
Tornate ora al liquido di cottura della pasta e, quando
questo è a bollore, unite i vermicelli, facendoli cuocere, ma mantenendoli
molto al dente, visto che per questa ricetta la fase di mantecatura sarà
piuttosto lunga, data la particolare natura del condimento.
Mentre la pasta è in cottura, dedicatevi ai capperi, che
per prima cosa sciacquerete in acqua corrente in modo da eliminarne il sale e
poi asciugherete per benino usando qualche foglio di carta da cucina.
Prendete poi un piccolo pentolino - anche in questo caso
è consigliabile usarne uno in acciaio con fondo radiante in alluminio - e
metteteci l’olio extravergine, in modo tale che questo raggiunga un livello di
circa un centimetro - i capperi sono piccoli e non serve usarne troppo - quindi
portatelo sul fuoco e, quando l’olio raggiunge i 170° (al solito, molto utile
sarà un termometro digitale), tuffateci i capperi, facendoli friggere per non più di una ventina
di secondi, in modo che abbiano giusto il tempo di aprirsi.
Togliete i capperi dall’olio e metteteli in un piatto sul
quale avrete messo un paio di fogli di carta da cucina, in modo che l’olio in
eccesso possa essere assorbito.
Sempre in attesa della cottura della pasta, frullate
nuovamente e velocemente la crema di mozzarella di bufala, poi immergete il
bicchiere nella quale si trova in acqua calda, come già detto in precedenza, in
modo che la sua temperatura possa salire e ciò sia per avere una maggiore
fluidità, che per non creare un eccessivo contrasto termico con la pasta quando
servirete il piatto.
Quando mancano un paio di minuti alla fine della cottura
della pasta, portate sul fuoco, a fiamma bassa, la padella per la mantecatura
e, al tempo stesso, prendete un paio di tazze e riempitele con il liquido di
cottura della pasta, ricco di amido, che vi servirà per la mantecatura finale.
Un modo alternativo, e direi anche preferibile visto che
non vi costringe a mettere da parte l'acqua di cottura è quello di prendere la
pasta direttamente dalla sua pentola, usando un forchettone o un mestolo a
seconda del formato della pasta, e unirla direttamente nella padella con il
condimento. In questo modo avrete a disposizione tutta l'acqua di cottura,
senza dover fare considerazione su quanta ve ne serva, con il rischio di
sbagliare.
Quando la pasta è ben al dente, scolatela velocemente e,
senza perdere tempo ad eliminare completamente l’acqua di cottura, unitela
nella padella con il condimento, alzando la fiamma e procedendo con la
mantecatura, usando il liquido di cottura e facendo in modo che la pasta
risulti ben cremosa, interrompendo la mantecatura quando vedete che il fondo
comincia, per effetto della completa evaporazione dell’acqua residua, a ridursi
troppo.
Quando la cremosità è quella giusta, spegnete, aggiungete
la metà dei capperi fritti, e la metà della terra
di olive e delle briciole di pomodoro
- un cucchiaio di ciascuna dovrebbe essere più che sufficiente - quindi date
un'ultima e veloce mescolata.
Impiattate rapidamente, mettendo per prima cosa mezzo
mestolo di crema di mozzarella di bufala sul fondo dei piatti - se potete,
scaldate i piatti prima di usarli, ad esempio mettendoli per qualche minuto in
forno - e poi, sopra di essa, i vermicelli, nel caso facendo il classico nido, in modo da mantenerli al centro e
rendendo visibile la crema sotto di essi.
Per ultimo il caviale
d'aglio, che metterete sull'estremità superiore del nido, in modo da renderlo visibile e, al tempo stesso, dare la
possibilità ai commensali di eliminarlo nel caso l'aglio non piacesse.
Se vi ci piace, date un leggero giro di olio extravergine
su ciascuna porzione - qui è questione di gusti e, anche se a me piace, voi
regolatevi come preferite - quindi guarnite, distribuendo i capperi rimanenti e
ancora un poco di terra di olive e di
briciole di pomodoro su ciascun
piatto, facendole cadere anche sulla crema di mozzarella, in modo da creare un
deciso contrasto nei colori.
semplicemente meravigliosi
RispondiEliminaGrazie Rosaria :-)
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