Ricordate che il pesce crudo, prima di essere preparato e
servito, deve essere abbattuto o congelato (il tempo di abbattimento dipende
dalla temperatura e va dalle 9 ore a -40° fino alle 96 a -15°) in modo da
eliminare il rischio di contaminazioni da parte di batteri e parassiti, tra i
quali il più pericoloso è sicuramente l'Anisakis. Per quanto riguarda gli esercizi
commerciali, punti vendita e ristoranti, esiste l'obbligo di informazione al
consumatore, come stabilito dal Ministero della Salute.
Una piccola variazione rispetto a questa ricetta, fatta
più che altro perché mi incuriosiva l'uso dell'uovo di quaglia - è stata la mia
prima volta - abbinato al pesce.
Il ruolo di primo attore spetta, come nell'altra ricetta,
al pesce, lo scorfano, lavorato a crudo insieme alla polvere di liquerizia, a
qualche fiocco di sale e all'olio extravergine, mentre la sua pelle l'ho fritta velocemente
in modo da renderla croccante e usarla sia come elemento di guarnizione, che
come parte croccante del piatto.
Poi ci sono datterini gialli, fatti ridurre e poi
setacciati e combinati con un brodo di pesce, fatto con gli scarti dello
scorfano e molto ristretto, quasi gelatinoso, in modo che avesse un gusto
intenso.
L'uovo di quaglia l'ho cotto a bassa temperatura - 64° per venti minuti, usando l'attrezzatura che Babbo Natale mi regalò qualche tempo fa - in modo da avere una consistenza molto morbida e cremosa, inarrivabile con una cottura tradizionale.
Infine la terra di patate e paprika, anch'essa a
rafforzare la parte croccante e che ho realizzato lessando la patata e poi
facendola lentamente disidratare in forno.
Ingredienti (per 4 persone)
Per la tartare
di scorfano
- Un etto e mezzo di polpa di scorfano
- Quattro uova di quaglia
- Un pezzetto di radice di liquerizia
- Olio per friggere (semi di arachide o oliva)
- Olio extravergine di oliva
- Fiocchi di sale al naturale
Per la terra di patate e paprika
- Una patata a pasta gialla di medie dimensioni
- Mezzo cucchiaino di paprika forte
- Sale
Per il ristretto di pesce
- Due etti di datterini gialli
- Brodo di pesce ristretto (vedi dopo)
- Olio extravergine di oliva
- Sale
Per prima cosa preparate la terra di patate e paprika, mettendo per prima cosa a bollire la
patata, con tutta la buccia e partendo con acqua fredda e leggermente salata,
facendola andare fino a quando la patata non sarà ben morbida.
Quando la patata è pronta, scolatela, lasciatela
intiepidire quel tanto che basta a sbucciarla senza ustionarvi le dita, quindi
passatela al passa patate, raccogliendone la polpa direttamente su di una
teglia, sulla quale avrete messo un foglio di carta da forno.
Mentre usate il passa patate, fate in modo che la polpa
della patata si distribuisca nella teglia facendo uno strato piuttosto basso ed
esteso, senza cioè fare una sorta di piccola montagna, come invece si fa quando
si preparano gli gnocchi.
Non toccate la patata passata, resistendo alla tentazione
di distribuirla in modo assolutamente omogeneo, dato che è importante che i
singoli fiocchi mantengano la loro
struttura, cosa che agevolerà la successiva essiccazione in forno e, visto che
ci siete, assaggiatela e, nel caso, regolate di sale, facendolo cadere da una
certa altezza, in modo che si distribuisca al meglio.
Usando un colino a maglie fitte, distribuite la paprika forte sulle patate, in modo del
tutto analogo a quanto normalmente si fa con lo zucchero a velo e, ancora una
volta, evitate di toccare le patate al solo scopo di distribuire al meglio la
paprika.
Infornate a 90°, fino a quando la patata non sarà
diventata bella croccante e, al tempo stesso, avrà assunto, per effetto della
presenza della paprika, un colore tendente al rosso scuro.
Mi raccomando, non abbiate fretta e non alzate la
temperatura, dato che la patata deve essiccarsi e non cuocersi, e 90° è la
giusta temperatura per far evaporare l'acqua in modo non traumatico.
Quando la croccantezza è quella giusta, togliete la
patata dal forno e usate il mixer
per ridurla in piccole briciole, in modo da ottenere una consistenza terrosa, poi mettetela da parte.
Dedicatevi ora allo sfilettamento dello scorfano,
operazione per la quale ci vuole un po' di pratica e di pazienza, soprattutto
con questo tipo di pesce, che presenta spine e aculei che sembrano star lì
apposta per lasciarvi qualche gentil ricordo sulle mani.
Prendete per prima cosa un coltello con la lama flessibile e ben affilata, poi tagliate via la testa al pesce,
in modo che il suo corpo poggi meglio sul tagliere.
Partendo dalla coda, incidete trasversalmente il pesce,
fino ad arrivare alla lisca centrale, poi ruotate il coltello, in modo che la
parte piatta della lama rimanga ben a contatto con la lisca, tagliate per tutta
la lunghezza, fino ad uscire dalla parte della testa. Girate il pesce e
ripetete per l'altro lato, tutto sommato più facile a farsi che a dirsi.
Altro modo, più di precisione, è quello di usare un
coltellino molto affilato e incidere il pesce nella sua parte superiore,
tenendo la lama a contatto con la lisca centrale e procedere con piccoli tagli
verso l’interno del pesce, fino a separare i filetti. Per capire meglio, potete
guardarvi questo video
di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.
Usando poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte
centrale dei filetti e poi, sempre usando un coltello affilato, rifilateli,
rimuovendo la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno
gradevole, sia alla vista che al gusto.
Rimuovete infine la parte più scura della polpa, quella
vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro.
Mettete i filetti in frigorifero - quelli in eccesso li
potete tranquillamente surgelare - e dedicatevi al brodo di pesce, mettendo gli
scarti dello scorfano in una pentola e coprendoli con acqua fredda.
Personalmente, quando preparo il brodo di pesce, non amo usare le classiche
verdure, come carota, sedano e cipolla, ma ciò non vuol dire che voi non lo
possiate fare, per cui procedete come preferite.
Salate l'acqua solo leggermente, dato che dovendo ridurre
il brodo di molto, non dovete correre i rischio che l'evaporazione dell'acqua
vi porti ad un livello di salinità eccessivo.
Portate il tutto a bollore leggero, proseguendo, senza
coperchio, fino a quando il liquido non si sarà ridotto a 1/5 del suo volume
iniziale, dandovi un brodo molto concentrato, che assaggerete e nel caso regolerete
di sale.
Quando il brodo è pronto, filtratelo usando un colino a maglie fitte, in modo da trattenere tutti gli scarti e disporre della
sola parte liquida.
Mentre il brodo è in cottura, procedete con la cottura
dei datterini gialli, lavandoli, tagliandoli a metà nel verso della lunghezza e
mettendoli in un pentolino, insieme a due cucchiai di olio extravergine e a un
pizzico di sale.
Portate il pentolino sul fuoco, a fiamma bassa e con il
coperchio, e fate cuocere fino a quando i pomodorini non saranno molto morbidi,
quindi spegnete e fateli intiepidire. Tenete presente che a fine cottura dovrà
essere presente un minimo di fondo di cottura, che servirà a dare la giusta
densità alla riduzione.
Sempre usando un colino a maglie fitte e aiutandovi con il dorso di un cucchiaio, setacciate il
datterini, raccogliendone la polpa in una ciotola e lasciando da parte semi e
bucce. Dovrete ottenere una polpa abbastanza densa, quasi cremosa.
Pesate la quantità di polpa di datterini appena ottenuta
e aggiungeteci una eguale quantità di brodo di pesce, mescolando poi per bene
in modo da combinare in modo perfetto i due elementi.
Riprendete i filetti di scorfano, metteteli sul tagliere,
con la pelle rivolta verso il basso e usando il coltello già usato per lo
sfilettamento, separate la polpa dalla pelle, operando in modo analogo a quanto
fatto in precedenza per lo sfilettamento e avendo cura che, sulla pelle, non
rimangano tracce di polpa.
Pesate la polpa dello scorfano alla quantità indicata,
quindi tagliatela a cubetti e poi, usando coltello con la lama piuttosto grande e ben affilata, battetela in modo da ridurla alla consistenza che preferite.
Nel mio caso, avendo deciso di formarci delle piccole
palline, ho ridotto lo scorfano ad una consistenza quasi cremosa, battendone la polpa piuttosto a lungo, in modo da ottenere
una maggiore tenuta delle palline.
Mettete la polpa dello scorfano in una ciotola, quindi
aggiungete mezzo cucchiaino di fiocchi di sale e mezzo cucchiaino raso di
polvere di liquerizia, che ricaverete grattugiando la radice con una grattugia
adatta, come quella a lama fine della Microplane.
Non aggiungete la liquerizia tutta insieme, ma fatelo
invece per gradi, considerando che il suo sapore deve potersi sentire, quasi
come un retrogusto, senza sovrastare quello dello scorfano.
Bagnate con un cucchiaio di olio extravergine di oliva,
quindi amalgamate con cura in modo da armonizzare al meglio i diversi
ingredienti.
Tagliate la pelle dello scorfano in pezzi piuttosto
grandi, poi friggeteli in abbondante olio ben caldo - direi che 160° è la
temperatura giusta - per circa tre minuti, in modo che la pelle diventi
croccante.
Se possibile, usate una padella o un pentolino
anti-aderente, dato che la pelle, oltre che arricciarsi
immediatamente quando immersa nell'olio - ma questo non è un problema - ha la
simpatica tendenza, per effetto della sua collosità
naturale, ad attaccarsi al fondo del recipiente di cottura.
Quando la pelle è pronta, scolatela e mettetela su un
piatto, sul quale avrete messo qualche foglio di carta da cucina, in modo che
l'olio in eccesso possa essere assorbito.
Quando la pelle è ancora calda, ricavate da essa dei
pezzi più piccoli, che poi userete per la composizione finale dei piatti.
Ora è il momento di cuocere le uova di quaglia, portando
per prima cosa alla temperatura di 64° l'acqua per la cottura a bassa
temperatura e, quando questa è raggiunta, immergendoci delicatamente le uova,
facendole cuocere per venti minuti.
Quando mancano circa cinque minuti alla fine della
cottura delle uova, riprendete la tartare
di scorfano e, aiutandovi con un coppapasta
con un diametro di circa quattro centimetri, mettete la tartare al centro dei piatti che avete deciso di usare, pressandola
per bene e, prima di rimuovere il coppapasta, creando un piccolo avvallamento
al loro centro, che andrà poi ad accogliere le uova di quaglia.
Non appena sono trascorsi i venti minuti, togliete le
uova dalla loro acqua di cottura e, con molta cura e agendo con delicatezza,
rompetele direttamente sopra alle tartare,
in modo che albume e tuorlo cadano direttamente nell'avvallamento che avete
creato.
Salate leggermente le uova di quaglia, poi distribuiteci
sopra un pizzico di terra di patate e paprika e, per ultimo, versate un paio di
cucchiai di ristretto di pesce e datterini gialli nei piatti - il ristretto
dovrà essere al più tiepido - in modo che questo si distribuisca tutto intorno
alla tartare, che in parte si
ritroverà immersa in essa.
Completate con un pezzo di pelle croccante, poi guarnite
come meglio credete - io ho semplicemente usato dei piccoli ciuffi di
prezzemolo riccio - e portate in tavola.
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