7 giugno 2013

La più bella serata della mia vita


Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: il titolo non è un richiamo al film di Ettore Scola ma, molto più modestamente, la celebrazione di una splendida serata all'insegna della gastronomia, anzi dell'alta gastronomia, quella con la G maiuscola; di mente e di cuore, dove il piacere di assaggiare è pari a quello dello "stare", dove la convivialità è parte integrante del cibo, dove essere e apparire si fondono in una perfetta esperienza olistica.

Già vi siete persi nei labirinti semantici ? Siate sereni, mi sono perso anch'io...

Comunque, tornando a bomba, sto parlando della meravigliosa serata in quel di Acquolina, coccolati e foraggiati dal mitico duo Terrinoni-Troiani, che personalmente farei assurgere all'Olimpo della gastronomia, in quello che ha rappresentato una sorta di punto di svolta del ristorante, che passa attraverso un modo nuovo di concepire il menù, assemblato giorno per giorno, secondo stagione e disponibilità, e dove l'assemblaggio è in parte reso disponibili agli ospiti, che possono scegliere nei piatti e nelle porzioni.

Non sto ad annoiarvi sulla curiosa quanto benedetta congiunzione astrale che mi ha portato, qualche mese fa, a conoscere per la prima volta gli Chef Giulio Terrinoni e Angelo Troiani, più tutto il fantastico equipaggio di Coquis, l’Ateneo della Cucina in quel di Roma, a partire dalle simpaticissime quanto affascinanti Ilaria Ruffini e Isabelle Renoirte.

D'altra parte la nostra vita è scandita da prime volte. Non si discute.

C’è il primo rimprovero, il primo bacio, la prima ... (vabbè, mi avete capito), il primo grande amore, il primo lavoro, ..., poi ci sono le cose serie, come la prima partecipazione ad una gara di cucina, della quale narrai in questo post, la prima partecipazione alla giuria di una gara di cucina, sempre organizzata da Coquis e, ed è di questo che oggi si parla, della prima volta che fui invitato al tavolo della stampa ad un evento gastronomico.

Tutto ebbe inizio un giorno, uno dei tanti, quando aprendo la mail trovai, nascosta tra proposte di allungare il mio secondo organo preferito, tanto da doverlo misurare in parsec (se pensate che il mio primo organo preferito sia, come per Woddy Allen, il cervello, vi sbagliate, e di grosso; la risposta giusta è infatti: lo stomaco); proposte per guadagnare migliaia di euro al giorno stando a casa, senza fare un cazzo; offerte imperdibili per acquistare qualche tonnellata di Viagra e Cialis a prezzi di realizzo, quando io, al massimo, potrei essere interessato ad un paio di fusti di Citrato Brioschi, trovai (vi siete persi ? Avete ragione, ma mi sto ricollegando ad un bel po’ di virgole precedenti) una mail di Coquis che mi invitava a partecipare all'evento "Acquolina si fa in due".

E, badate bene, non è che mi invitava e basta, ma mi offriva di sedere al tavolo dello sposo, insieme a chi del giornalismo e della gastronomia fa un mestiere serio. Sul momento, lo confesso, mi sono sentito come Giuda nell'ultima cena, traditore tra i discepoli.

Il momento, ovviamente, durò qualche nano secondo e lasciò subito posto ad una felicità incontrollata e incontrollabile. Vidi la luce e, come Santa Teresa D’Avila e la sua estasi, capii e ne fui fiero.

Naturalmente, dimenticando immediatamente il detto "il gentiluomo gode e tace", cominciai a bullarmene con colleghi e amici, dissimulando l'entusiasmo con una sorta di nonchalance ma, immagino, anche con un linguaggio del corpo, a partire dal classico sorriso ebete, che invece tradiva perfettamente le mie vere emozioni.

Bene, cominciai quindi a contare i giorni, tappezzando il muro della mia camera con i segnetti tipici dei carcerati che attendono il fine pena; a pensare, come un ragazzo/a al primo appuntamento, a cosa mi sarei dovuto mettere: elegante; elegante ma sportivo; sportivo ma elegante; sportivo e basta; stile come-stavo-pe'-casa-so'-uscito, insomma, sotto gli sguardi disperati e rassegnati della mia famiglia, pensavo e aprivo l'armadio; aprivo l'armadio e pensavo.

Venne il gran giorno e, a chi me lo chiedeva, rispondevo con frasi del tipo "Ah, è stasera ? Ma dai, me n'ero quasi dimenticato...", quando invece avevo scolpito la data su pietra da mesi, bloccando in agenda il giorno prima e quello dopo, manco dovessi ricoverarmi per un quadruplo by-pass coronarico.

Saluto la famiglia - passo al presente, non so bene perché, ma ci passo - baldanzosamente (figura retorica) salgo sul mio scooter e mi avventuro nell'emozione...

Arrivo, parcheggio - oddio, come al solito sono il primo! - prendo tempo guardando il telefonino, che ovviamente non squilla né emette segnale alcuno, poi, fingendo quasi disinteresse, quando in realtà mi sento come quando 18 anni fa entrai in chiesa, comincio a salire le scale del mitico Acquolina, con una lentezza simile a quella del Pontefice quando sale la Scala Santa.

Terminata l'ascesa, che a me costa sempre una certa fatica causa la non certo esile corporatura, saluto Ilaria e faccio la conoscenza della simpaticissima Eleonora Baldwin, creatrice di Aglio, Olio e Peperoncino, editor di Cibando e molto altro, che poi sarà anche la mia vicina di gomito quando ci siederemo a tavola.

Mi fermo un attimo e vi anticipo che, pur avendo conosciuto altre meravigliose persone nel corso della serata, non ne ricordo il nome. O meglio, il loro nome l'avevo già dimenticato dopo il primo bicchiere di vino; dopo il secondo avevo dimenticato il mio; dopo il terzo non ricordavo cosa ci facessi lì; dopo il quarto sbiascicavo; dopo il quinto, beh, chiedetelo agli altri.

Torno indietro nel tempo e mi ritrovo all'ingresso con Ilaria ed Eleonora e riprendo la narrazione.

Ci sediamo al tavolo dei giornalisti, dove mi sento come quel tipo che agita la manina dietro a tutti i giornalisti televisivi - un intruso - e la serata più bella della mia vita ha definitivamente inizio.

Ovviamente il primo atto, come ai matrimoni, è la lettura del menu, creato come risultato di un sondaggio preventivo, dove ognuno degli invitati poteva esprimere le proprie preferenze tra, mi sembra, tredici scelte possibili.


Terminata la lettura, che ho ovviamente accompagnato da considerazioni falsamente professionali, tanto per darmi un tono, esprimendo concetti con eloquio simile a quello di un politico che cerca di trasmettere il nulla nel tempo più lungo possibile.

Fortunatamente arriva al tavolo il fantastico duo, che ci illustra la serata con l'usuale simpatia di cui sono capaci Giulio e Angelo.



Ascolto con attenzione, o almeno con quella che l'assunzione di un paio di bicchieri di vino rende possibile e poi - evviva - si parte !

Intanto il pane, f-a-v-o-l-o-s-o, caldo e fatto in casa, costantemente rifornito dal bravissimo Staff del ristorante altrettanto costantemente svuotato da noi commensali- Praticamente una gara fra noi e loro, dove alla faccia di Monsignor Della Casa e di Lina Sotis, l'arte della scarpetta è stata ampiamente praticata da tutti.

La prima portata, di benvenuto e che ovviamente mi sono scordato di fotografare - maledetta voracità - sono un mini arancino con cozze e salsa all'arancia e un mini croissant con alice marinata, lattuga e un velo di maionese, sul quale ero scettico - non amo particolarmente la maionese - ma che invece mi ha sorpreso, per il bel contrasto della salsa con l'acidulo dell'alice.

Si prosegue con un "Freddo di cipolla rossa con ostriche e crostini di pane al gorgonzola", servito in bicchiere da cocktail e gustoso assai, con forse il solo piccolo e personale appunto di un minimo sbilanciamento nelle quantità, dove quella del freddo di cipolla era forse in leggero eccesso rispetto all'ostrica.


Ad accompagnare il piatto, un eccellente Champagne Brut "Jean Velut Montguex", le cui caratteristiche ci sono state perfettamente illustrate - come poi lo saranno quelle dei vini che seguiranno - dal bravissimo Sommelier del locale, e delle quali, ovviamente, non ricordo nulla, tanto ero impegnato a mangiare e bere, peraltro con un tasso alcolemico che immagino fosse già a livello di primato stagionale.

Dopo il freddo di cipolla, il piatto che più ho apprezzato, la "Zuppa di mare nudo e crudo". Un miracolo di sapori ed equilibrio, dove ad ogni boccone il mare ti esplodeva in bocca, lettini e ombrelloni inclusi. Un capolavoro assoluto.


Con la zuppa ci viene servito un Nosiola 2011 di Pojer e Sandri.

Sempre più in estasi, si prosegue con un "Maccarello bruciato, pomodoro, burrata e daikon", piatto anch'esso notevole, dove però, ad un pesce strepitoso, nella sua crosta croccante di caramello al balsamico, si associa un pomodoro Casalino forse leggermente in eccesso come quantità, che crea una sorta di separazione con il pesce.


Lo so, può sembrare una critica, ma sto parlando - rimarco la soggettività del giudizio - di una piccola pennellata fuori posto in una tela di Caravaggio, che non intacca di certo il capolavoro complessivo.

Cambio di piatto e anche cambio di vino, con uno spettacolare Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Capovolto 2011 di La Marca di San Michele, un vino biodinamico assolutamente favoloso. Alla ferale notizia di una produzione annua di sole 3.500 bottiglie, ammetto di aver avuto un mancamento.

Lasciatemi dire che, da questo punto in poi, il ricordo di quale vino ho bevuto con quale piatto si fa labile. Di certo ho bevuto.

Si prosegue con le "Mazzancolle spadellate, spuma di patate, croccante alle olive, e sale di Maldon alla liquerizia" (un ringraziamento alla rete, che non solo mi ha fatto scoprire l'esistenza di Maldon, piccola cittadina nella Contea dell'Essex, ma anche che in quel di Maldon si dilettano nel produrre il sale), molto buono, anzi eccellente, ma forse senza quel guizzo che ti sorprende e che ti permette di gridare al miracolo.


Altro giro, altro regalo e si va avanti con la splendida "Torta di baccalà e patate, con bagna cauda al tartufo", un miracolo di equilibrio di sapori e profumi, con la geniale aggiunta del tartufo alla bagna cauda, prontamente fatta sparire, come tutto il piatto del resto, con sapienti colpi di forchetta e di pane.


Purtroppo nella foto manca il croccante, dato che la voracità è stata più veloce della fotocamera.

Non ricordo se qui, prima o dopo, avviene anche il cambio di vino, passando ad un "Chardonnay Kreuth 2009 delle Cantine di Terlano". Buono, ma dopo il Capovolto 2011 ogni confronto è difficile.

Oramai completamente avvolto dalla meravigliosa atmosfera della serata, dalle chiacchiere su argomenti dei quali non ricordo nulla, dall'invidia crescente nel sentire racconti di persone che, per lavoro, vivono nel mondo della gastronomia, mi concentro sulla portata successiva, lo "Spaghetto W alle vongole", per certi versi un classico, ma reinterpretato con una salsa, credo a base di alghe (maledetto vino), e vongole veraci e jumbo, appena scottate e passate nell'abbattitore, con il risultato di trasmettere in bocca il sapore del mare come mai avevo sentito.


Un piatto notevole, con una cottura perfetta degli spaghetti, ben al dente come da scuola napoletana, e con uno sviluppo in crescendo, che ti getta nello sconforto quando ti accorgi di essere arrivato all'ultima forchettata.

Si prosegue con un "Sandwich di triglia con vignarola", assolutamente geniale, dove la triglia è avvolta in un pane alla mozzarella, croccante e gustoso e la classica vignarola, piatto tipico laziale, raggiunge vette impensabili. Ulteriore tocco di genio, un pâté di fegato di triglia spalmato sul pane alla mozzarella.


Ci siamo, anzi no, perché la distribuzione del dessert viene improvvisamente interrotta da un repentino, quando benedetto, ripensamento di Giulio Terrinoni, che decide di aggiungere al fantastico menu la sua classica "Carbonara di mare", un piatto che si ispira alla tradizione romana, ma secondo una lettura marina, dove l'uovo di gallina è sostituito da quello dei pesci e il guanciale dalla bottarga.


Piatto memorabile, alla faccia di chi si ostina a considerare la "tradizione" come un qualcosa di sacro e intoccabile. Foto un po' meno memorabile, dato che, ancora una volta, la forchetta si è mossa più velocemente della fotocamera.

Questa volta ci siamo, arriva il dessert, una bellissima composizione di mini dolci - crème caramel, crostatina di frutta, tartufo al cioccolato, cannolo e croccante di zucchero e nocciole - dove al mini della dimensione si contrappone il maxi del gusto.


Sarebbe finita qui, se non fosse per il bellissimo dopo cena, con Giulio e Angelo che ci raggiungo al tavolo e, tra continui riempimenti di bicchiere, ci raccontano aneddoti e storie, che per me, assolutamente non del settore, sono come le fiabe raccontate dalla mamma prima di addormentarsi, cosa che peraltro rischio di fare, vista l'ora e le dosi industriali di cibo e vino che ho ingurgitato.

Verso l'una getto la spugna, saluto tutti, quasi con la lacrimuccia, e me ne torno felice a casa, felice di aver trascorso "la più bella serata della mia vita".

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