9 dicembre 2014

Le mie ricette - Brodetto di pesce allo zafferano e finocchietto selvatico, con legumi misti, boccioli di cavolo nero e pesce brulèe

 Questa ricetta partecipa al contest “Taste Abruzzo, it’s Xmas Time!”.



Si, lo so, il Natale è prima di tutto una celebrazione religiosa, che dovrebbe essere scevra da derive consumistiche e alimentari, ma si, l'uomo è debole e di tale debolezza io ne sono un esempio lampante...


Il Natale, per me, è qualcosa di indissolubile dalle libagioni che lo accompagnano e, per dirla alla romana, le magnate della Vigilia e del successivo Natale mi rimangono impresse più di tutte le altre cose, regali sotto l'albero compresi.

Io pianifico, si sa, e lo faccio con smodato anticipo, praticamente finito un Natale io già penso, gastronomicamente parlando, al successivo, con un rigore e una precisione sconosciuta ai più, tra le espressioni di sconforto della famiglia tutta, dovendo giocoforza ignorare le espressioni di rassegnazione, quasi di sberleffo, che moglie e figli indirizzano nei miei confronti, nel privato della casa e nella socialità degli incontri con gli amici.

Ma io resisto, con fare quasi eroico e sapendo di essere nel giusto. Quel "giusto" che prende spunto, che si aggrappa, al voler nutrire sia lo spirito che il corpo e, in fatto di nutrizione io mi ritengo un esperto, non tanto nella sua giustezza - chiedo venia, ma qui non c'è spazio ai dettami dell'alimentazione salutare - quanto piuttosto nell'abbondanza.

Certo, c'è lo spirito e la profondità del suo significato religioso, ma poi credo che sia fondamentale sostenerli anche con una giusta dose di cibo (e qui la misura della "giustezza" è del tutto personale), che dia degna prosecuzione e conclusione di uno dei periodi più belli dell'anno.

Questa particolarità nel vivere le festività, peraltro, si è sviluppata nel tempo, dando già chiari segni in età giovanili, quando mi affacciavo timidamente in cucina, sbirciando nelle pentole e cercando di cogliere quanto veniva detto a proposito del menù, a cercare quella tranquillità interiore derivante dalle certezze di ciò che avrei trovato sedendomi a tavola.

Fede, regali e cibo, ovvero la mia personale Trinità, decisamente pagana, lo ammetto, ma tant'era e tant'è ancora e, spero, tanto sarà in futuro.

Se l'importante è stare insieme, in famiglia, allora non vedo perché non lo si debba fare allietando lo stomaco oltre che lo spirito e questa mia eccessiva alle cose terrene spero mi venga perdonata nell'inevitabile momento in cui sarò puro spirito.

Bene, tutto questo amarcord sul Natale e sulla celebrazione gastronomica che si porta dietro, specialmente quella della Vigilia con il suo menù di magro, nonché la declinazione abruzzese del concorso, mi ha portato a preparare un piatto che, me lo auguro, celebri sia la festività che le tipicità di quella meravigliosa regione, a partire dai legumi - ceci, fagioli (io ho usato il Nasieddu Viola di Sarconi), cicerchie e roveja - passando per il pesce - triglia e scorfano - per arrivare infine allo zafferano, che io considero la regina incontrastata delle spezie.

La base del piatto è sicuramente il pesce, che è presente in due consistenze: la prima data dal brodo allo zafferano, che rappresenta l'elemento liquido del piatto e ne costituisce la base; la seconda nella forma di filetti, prima saltati in padella e poi caramellati con lo zucchero di canna, esattamente come si fa normalmente per la creme brulèe (anticipo subito che vi servirà un caramellatore), per aver un buon contrasto con il sapore pungente dello zafferano.

Poi ci sono i legumi, lessati separatamente per rispettarne le differenti consistenze, e poi aggiunti al momento di comporre il piatto. in quantità non eccessiva, dato che il loro compito è quello di accompagnare il pesce e non di sovrastarlo.

Per finire il cavolo nero, per un omaggio alla stagionalità, nella forma di boccioli croccanti, che danno colore al piatto e ne completa i sapori.

Concludo dicendovi che le quantità di legumi da usare, anche in considerazione della loro varietà, sono piuttosto ridotte, ma voi potete naturalmente lessarne di più, come peraltro io stesso ho fatto, e poi usare quelli in avanzo per altre preparazioni.

Ingredienti (per 4 persone)
  1. Due triglie di scoglio di medie dimensioni
  2. Uno scorfano di medie dimensioni
  3. Due cucchiai di ceci
  4. Due cucchiai di roveja
  5. Due cucchiai di cicerchia
  6. Due cucchiai di fagioli
  7. Una ventina di foglie di cavolo nero
  8. Due cucchiai di zucchero di canna
  9. Una o due bustine di zafferano (vedi dopo)
  10. Mezza carota
  11. Un quarto di cipolla
  12. Un cucchiaino di finocchietto selvatico
  13. Olio extravergine di oliva
  14. Sale marino e pepe bianco

La sera prima, o comunque dodici ore prima dell'avvio della preparazione vera e propria, mettete tutti i legumi, separatamente, a bagno in acqua fredda e poi andate a ninna o dedicatevi ai vostri passatempi preferiti.

Trascorso il tempo dell'ammollo, scolate i legumi e, ancora una volta separatamente, lessateli mettendoli in abbondante acqua fredda, portandoli sul fuoco e facendoli cuocere per i rispettivi tempi di cottura.

Indicativamente la roveja sarà la prima a cuocersi, seguita poi dalla cicerchia e, per finire, dai ceci e dai fagioli. Sempre come indicazione, tenete conto tempi che vanno dai circa quaranta minuti della roveja, alle due ore dei fagioli.

In ogni caso, considerando che i legumi li consumerete interi, non cuoceteli troppo, in modo che non risultino sfaldati a fine cottura, ma siano invece quasi al dente.

Quando i legumi sono pronti lasciateli intiepidire nella loro acqua di cottura.

Dedicatevi poi al pesce, con gli scarti del quale ci dovrete preparare il brodo, procedendo con la sua sfilettatura, operazione per la quale ci vuole un po' di pratica e di pazienza.

Usate un coltello con la lama flessibile e ben affilata, poi prendete il pesce e tagliategli via la testa, in modo che il corpo poggi meglio sul tagliere.

Partendo dalla coda, incidete trasversalmente il pesce, fino ad arrivare alla lisca centrale, poi ruotate il coltello, in modo che la parte piatta della lama rimanga ben a contatto con la lisca, tagliate per tutta la lunghezza, fino ad uscire dalla parte della testa. Girate il pesce e ripetete per l'altro lato, tutto sommato più facile a farsi che a dirsi.

Altro modo, più di precisione, è quello di usare un coltellino molto affilato e incidere il pesce nella sua parte superiore, tenendo la lama a contatto con la lisca centrale e procedere con piccoli tagli verso l’interno del pesce, fino a separare i filetti. Per capire meglio, potete guardarvi questo video di Coquis - Ateneo Italiano della Cucina.

Usando poi un paio di pinzette (ci sono quelle specifiche per il pesce), rimuovete le lische residue, che si trovano nella parte centrale dei filetti e poi, sempre usando un coltello affilato, rifilateli, rimuovendo la parte di pelle sui bordi che, normalmente, è più spessa e meno gradevole, sia alla vista che al gusto.

Rimuovete infine la parte più scura della polpa, quella vicino alle interiora, che ha un sapore piuttosto forte e amaro, mentre lasciate al suo posto la pelle, che poi renderete croccante con il passaggio in padella.

I filetti di triglia lasciateli interi, mentre quelli dello scorfano tagliate in pezzi trasversalmente alla loro lunghezza, in modo da ottenere in tutto otto pezzi.

Mettete i filetti in frigorifero, mentre tutti gli scarti li metterete in una ampia pentola, insieme a due litri di acqua, alla carota e alla mezza cipolla - personalmente non amo il sedano, ma voi sentitevi libero di usarlo - e portate sul fuoco.

Portate a bollore leggero, poi fate andare fino a quando il liquido non si sarà ridotto della metà, in modo da ottenere un brodo ben concentrato, che salerete solo verso la fine della cottura, per evitare che l'evaporazione dell'acqua accentui quella che all'inizio vi sembrava una giusta sapidità.

Fate la prima mezz’ora della cottura con il coperchio, poi toglietelo in modo da facilitare la riduzione del brodo e, quando questo è pronto, filtratelo per eliminare tutti i residui, raccogliendolo in una piccola casseruola.

Portate la casseruola con il brodo sul fuoco, fatelo scaldare, quindi unite lo zafferano - qui regolatevi anche in base al vostro gusto e decidete voi quanto usarne a seconda di quanto volete sia netto e presente il suo sapore  - e il finocchietto, che avrete prima tritato finemente al coltello, e una generosa macinata di pepe bianco, mescolando per bene in modo che lo zafferano possa sciogliersi completamente, quindi spegnete la fiamma, coprite con il coperchio e tenete al calduccio.

Portate sul fuoco, con il coperchio, e fate raggiungere un bollore leggero, poi fate andare per almeno un'ora, salando solo verso la fine della cottura, in modo da non avere una sapidità eccessiva per effetto dell'evaporazione del liquido.

Dedicatevi quindi alle foglie di cavolo nero, prendendo per prima cosa una ciotola bella grande e riempiendola con acqua freddissima, magari aggiungendo anche del ghiaccio o, se non l'avete, mettendo la ciotola con l'acqua nel frigorifero.

Scegliete poi le foglie più grandi del cavolo nero e poi, usando un coltello ben affilato, separate la loro parte verde dal gambo, facendo un taglio continuo tra la foglia e la sua attaccatura alla costola centrale.

Prendete una piccola pentola, riempitela d'acqua, salandola leggermente, poi mettetela sul fuoco e portatela a bollore, quindi tuffateci dentro le foglie di cavolo nero, lasciandocele per due minuti esatti, poi prendetele con un mestolo bucato e travasatele nell'acqua ghiacciata, in modo da - come si dice in gergo - fissarne la clorofilla e mantenerne quindi il loro bel colore verde brillante.

Scolate nuovamente le foglie, meglio se una a una, con delicatezza, e mettetele ben distese ad asciugare, possibilmente in corrente d'aria, in modo da agevolare l'evaporazione dell'acqua residua.

Quando le foglie hanno perso buona parte della loro umidità, prendete una teglia e metteteci un foglio di carta da forno, quindi prendete le foglie di cavolo, arrotolatele su se stesse, senza stringere troppo, a formare appunto i boccioli - se le foglie fossero piccole, potete usarne due per ciascun bocciolo, avvolgendo la seconda esternamente alla prima - che metterete nella teglia, ben separati tra loro.

Infornate a circa 70° per almeno mezz'ora, in modo da essiccare il cavolo nero e rendere croccanti i boccioli. Mi raccomando, non abbiate fretta e non alzate la temperatura, dato che il cavolo deve essiccarsi, non cuocersi, e 70° è la temperatura giusta per far evaporare l'acqua in modo non traumatico.

Quando i boccioli sono pronti, tirateli fuori dal forno e, prima di dedicarvi alla cottura del pesce, ultimo passo della preparazione, controllate la temperatura del brodo, e nel caso riscaldatelo, in modo da non perdere prezioso prima dell'impiattamento finale.

Prendete una padella, meglio se anti-aderente, ungetela con quattro cucchiai d’olio e portatela sul fuoco, a fiamma media e senza coperchio, poi quando l'olio sarà caldo, ma non bollente, unite i filetti di scorfano e di triglia - il tempo di cottura sarà più o meno lo stesso - con la parte della pelle a contatto con il fondo della padella.

Esercitate una leggera pressione sui filetti per il primo minuto di cottura, poi abbassate la fiamma e, sempre senza coperchio, proseguite la cottura, fino a quando la parte superiore dei filetti, quella più distante dal fondo della padella, non avrà cambiato colore, passando da un rosa intenso ad un rosa quasi bianco, segno dell'avvenuta cottura. In ogni caso parliamo di circa sei/otto minuti di cottura, non di più, in modo che il pesce rimanga ben morbido all'interno.

Salate e pepate il pesce solamente nella fase finale della cottura, poi, quando è pronto, toglietelo dalla padella e mettetelo sul tagliere, con la pelle rivolta verso l'altro.

Prendete lo zucchero di canna e fate un sottile ma omogeneo strato sulla pelle di ogni filetto, poi usando il caramellatore fatelo fondere, fermandovi prima che lo zucchero si scurisca troppo, esattamente come si fa appunto per la creme brulèe.

Bene, non resta che impiattare, mettendo per prima cosa un mestolo di brodo in ogni piatto e distribuendo poi in esso i legumi, cercando di bilanciarli nelle loro diverse varietà e, come detto all'inizio, senza esagerare nelle quantità.

Disponete poi al centro dei piatti i filetti di pesce, con la pelle ovviamente rivolta verso l'alto, in modo che rimanga ben croccante e, per finire, i boccioli di cavolo nero, che poggerete sul brodo, senza timore di affondamento, dato che la loro essiccazione li avrà resi leggerissimi.

Guarnite come meglio credete e poi portate velocemente in tavola.

Buon appetito. 

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