16 febbraio 2012

Quella volta che mia moglie organizzò una gara di cucina...



...provai, nell’invito, a dare qualche suggerimento, tra il serio ed il faceto, e ve li riporto esattamente così come li scrissi.

Il cibo è arte e l’arte è osservazione, comprensione ed emozione, per cui un piatto non si esaurisce nel mangiarlo, ma vive anche della sua presentazione e descrizione, perciò:

  • Non buttate il piatto sul tavolo, descrivendolo, tanto per dire, come “arosto de majale”, ma siate uomini e donne di marketing e “vendetelo” nel migliore dei modi (“arista di maiale al sale marino, profumata con erbette dell’orto, su ristretto di vino rosso”). Magari farà schifo uguale, ma almeno, per qualche minuto, l’illusione ci sarà stata... 
  • La cofana sarà pure comoda, er pentolone sarà pure pratico, ma avete mai visto un Caravaggio attaccato al muro co’ du’ puntine da disegno ? Si comincia a mangiare con gli occhi, per cui impiattate come se doveste dipingere un quadro, descrivete come se doveste declamare la poesia più bella. Magari farà schifo uguale, ma almeno, per qualche minuto, l’illusione ci sarà stata... 
Se davvero credete che il vino del contadino è più buono solo perchè l’ha fatto il contadino, allora ve meritate er tavernello; se invece siete convinti che cibo e vino sono come lo Yin e lo Yang, allora siete sulla strada giusta: cucinate sapendo ciò che berrete.

Stupite i vostri avversari, ma con moderazione. Nessuna preclusione ideologica ad una cucina fusion-etnico-regional-molecolare-novel-ma-non-tropp-mar-e-mont, ma l’invito è anche quello di ricordarvi il cerchio di Giotto e la poesia “Ed è subito sera” di Quasimodo.

Le grandi innovazioni sono spesso nate dalla capacità di vedere al di la delle consuetudini: se Newton non fosse stato Newton, la mela che gli cadde in testa se la sarebbe semplicemente magnata; se Archimede non fosse stato Archimede, l’acqua uscita fuori dalla vasca avrebbe semplicemente bagnato il pavimento; se Berlusconi non fosse stato Berlusconi, oggi il Parlamento sarebbe un banale luogo dove si fa politica.

Un piatto è molto di più che la somma dei suoi ingredienti. E’ un olismo e, in più, gli ingredienti di un piatto non godono della proprietà commutativa: mettere prima l’ingrediente A e poi quello B conduce ad un risultato diverso dal mettere prima B e poi A.

2 commenti:

  1. A volte, quando proprio il cuoco supera se stesso e se stesso stupisce, l'olismo si trasforma in onanismo.

    RispondiElimina
  2. Beh, se però gli dai la lettura originaria, come dispersione del seme, ti accorgi che, in fondo, potrebbe anche essere un concetto gastronomico...

    E poi, comunque, io effettivamente cucino da solo...

    RispondiElimina