17 agosto 2012

Fra Jodel e stelle alpine


Ah, la montagna... e non una montagna qualsiasi, ma le Dolomiti, nobile beltà del nostro italico stivale.

Ah, le Dolomiti... e non le Dolomiti in generale, ma le maestose e splendenti Odle, nobile beltà del nostro italico Alto Adige (vabbé, forse italico è una parola grossa, lo ammetto).

Ah, le Odle... e non viste da un punto qualsiasi, ma dalla piccola, meravigliosa, incontaminata Val di Funes, nobile beltà del....boh ?!

Nella Val di Funes, che ha dato i natali al prode Reinhold Messner, indomito ed italico scalatore (vabbé, forse italico è una parola grossa, lo ammetto), è una bellissima valle, adiacente al ben più nota e caotica Val Gardena, alla quale le Odle fanno da tappo, regalando una vista straordinaria, soprattutto al tramonto, con l’oramai famoso viraggio al rosa della roccia, al trotterellante turista che, volutamente o casualmente, capiti nei dintorni.

Nella Val di Funes, di riffa o di raffa, ci ho passato circa venti estati della mia vita, a partire dagli 8 anni, fino ai giorni nostri. Certo, con qualche periodo sabbatico, anche lungo, ma alla fine il richiamo è stato sempre forte, quasi magnetico, e lì sono sempre ritornato.

Che ricordi, che emozioni...la mente libera va, ritorna al passato e accarezza quello che fu e che mai più sarà.

Certo, molto è cambiato, nel tempo. Se da giovane mi svegliavo pimpante, una veloce colazione e via, allegro, spensierato ed in forma, per una sgambatina di 8 ore, ora, superati i 50, mi sveglio con un topo morto in bocca e gli occhi cisposi, sto in bagno tutto il tempo che la mia prostata mi chiede, faccio colazione e via, appesantito, ansimante e sgocciolante, per una sgambatina di un paio d'ore scarse, della quale mi pento già dopo il primo passo.

In boschi oscuri e profondi, mi sono immerso. Su vette maestose e fiere, mi sono arrampicato. Per sentieri misteriosi e sorprendenti, mi sono avventurato. Sempre, ovviamente, con il mio fido defibrillatore al seguito.

Il bue è lento, ma la terra è paziente

La montagna è paziente, non ama la fretta; ci aspetta e ci accoglie, ognuno con i suoi tempi.

La montagna è la nostra madre muta e noi i suoi discepoli silenziosi

La montagna esige rispetto, pretende che se ne ascoltino i suoni, vuole che se ne percepiscano gli odori, ama che ci si abbeveri dei suoi colori.

Lo so, sembro melenso ed inutilmente romantico, ma sono sicuro che molti hanno, nella loro vita, lassù sulle montagne tra boschi e valli d’or, condiviso le emozioni che, senza speranza di successo, tento di descrivere.

Le avete condivise ? Vi siete anche voi, almeno una volta, abbeverati di tanta bellezza ? Avete avuto, almeno una volta, la fortuna di riposarvi nell’abbraccio di un silenzio assordante (oggi vado di ossimori) ?

Si ? Bene, sono contento per voi, però ora prendete tutte ‘ste minchiate, fatene un bel fagotto e riponetelo, perché oggi lasciamo vette, valli e boschi al loro posto e parliamo di gastronomia.

Davvero avete, anche solo per un minuto, pensato che ci si possa massacrare con ore di cammino, sudando come un mulo e puzzando come un cane fradicio di pioggia, per fini diversi dall’ingozzarsi a cena, una volta tornati a casa ?

"Bello il sentiero, bella la vista, pittoresco il rifugio, ma c’è sta la polenta cor capriolo ?"

"Che faccamo oggi ? Ah, si, quella passeggiatina di un paio d’ore in piano, carina, però ora passami il sesto panino con la marmellata, che la colazione è importante"

Voi fate come vi pare, ma il carburante che alimenta il mio arrancare (perché oramai, superati i 50, io arranco, sia ben chiaro) è il focalizzare i pensieri su cosa preparerò per cena.

Quindi, la cena (ma anche il pranzo, ovviamente, perché fortunatamente, a volte, anche in montagna diluvia e, quindi, si sta a casa), incentrata su ciò che il territorio offre, naturalmente, andando al di la dell’omologazione di pochi, oramai noti, e spesso abusati ingredienti, ma cercando ed esplorando.

Non si vive di solo speck, in montagna.

Quando siete lì, cercate la freschezza piuttosto che la consuetudine, trovate un ingrediente che vi attira ed intorno costruiteci un piatto.

Non temete di affrontare piccole contaminazioni, sposando ingredienti tipici con altri, per così dire, tradizionali. Un po’ di cucina fusion dolomitica-mediterranea non farà certo male a nessuno, né violerà regole scritte che scritte non sono.

Lo sapete, a me piace mischiare; prendere un piatto tipico della tradizione e provare a combinarlo con ingredienti che a tale tradizione non appartengono. Il risultato ? Alterno, come in tutte le cose, come nella vita.

I fallimenti, quando ci sono, affinano le nostre capacità.

Se vi sentite pronti per 'ste contaminazioni, ma volete fare un piccolo e veloce ripasso, voi accontento subito, ricordandovi alcuni punti fermi della cucina dolomitica, siano essi nel bene e nel male, che mangiati in quota e quando si è stanchi sono fantastici, ma divorati durante l'anno stenderebbero l'incredibile Hulk:
  • speck, tagliato a tocchetti, con a fianco i cetrioli sott'aceto ed un po' di rafano
  • erba cipollina ovunque
  • senape e rafano
  • patate, ovunque
  • crauti, cotti o in insalata, con i semi di cumino
  • canederli, in brodo o con il burro fuso
  • uova con speck e, pensate un po', patate
  • würstel, decisamente più buoni di quelli ai quali siamo abituati in città
  • polenta, con selvaggina varia
  • kaiserschmarren, cioè una sorta di omelette con marmellata di mirtilli
  • marillen e zwetschge knödel
  • torta di grano saraceno
  • torta di Linz
  • l'immancabile strudel 
Certo, non è tutto, c'è molto altro, ma questi credo siano lo zoccolo duro, piatti che chiunque sia stato almeno una volta in montagna avrà probabilmente assaggiato.

Bene, fin qui tutto molto bello, ma io con che cosa ho pastrocchiato quest'estate ?  Beh, purtroppo quest'anno giusto una settimana di ossigenazione, per cui poco tempo e pochi piatti, giusto cinque, incastonati nella prima stagione della serie “piccoli piatti in luogo dolomitico”, che spero abbia quel minimo di successo, che ne giustifichi le stagione successive negli anni futuri.

Ve li cito qui e vi rimando alle relative ricette:
  1. Formaggio grigio, con miele, cipolla in agrodolce e pera allo zenzero
  2. Risotto con cavolo cappuccio e speck
  3. Frittata in budino, con erba cipollina
  4. Filetto di maiale con senape al miele e grappa, in crosta di sfoglia, con finferli e peracaramellata
  5. Carré di maiale affumicato, al profumo di senape e rafano, con mousse di patate al ginepro 
Buoni ? Cattivi ? Così e così ? Chi può dirlo ? A voi il giudizio finale.

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