E me lo chiedi alle 8 del mattino ?
La cena, amore mio, è un divenire continuo, che si palesa la mattina, ma
poi si affina, si specializza, si rimette in discussione, si afferma, si
smentisce, si contraddice, si riafferma, lungo tutto l’arco della giornata.
La cena, per definirsi, aspetta un segno, vuole un’illuminazione.
La cena è la mela che cadde in testa a Newton e l’acqua che tracimò dalla
vasca mentre Archimede faceva il bagnetto.
La cena, insomma, prende forma quando meno te lo aspetti. A volte è un
odore che senti, altre un suono che odi, altre ancora qualcosa che vedi. Non è
prevedibile, non sai quando accade e, quindi, non puoi pianificarla.
E’ pura serendipità (si, lo so, state
buoni, è una traduzione orrenda del termine inglese serendipity, ma è questo che offre la lingua italiana).
E’ inutile provarle a dare forma alle 8 del mattino; inevitabilmente
cambierà. La cena è “qui e adesso” e
non “la e fra 12 ore”.
Ora, capisco anche che qualche problema potrebbe aversi se vi si palesa uno
stracotto alle 8 di sera, ma purtroppo, se ciò dovesse accadere, altra scelta
non avrete se non quella di prenderne atto ed agire di conseguenza.
Non è la cena, ingenuamente pianificata, che guida l’acquisto degli
ingredienti, ma sono questi ultimi che la definiscono, alla ricerca di un
olismo che si nutra della loro armonia.
E’ il lento camminare tra gli scaffali di un supermercato, alla ricerca di
un segno, che ne disegna le forme; è l’incedere pigro tra i banchi di un
mercatino rionale che la plasma, esattamente come l’abile ceramista da vita al
vaso a partire da un blocco di argilla.
Carpe diem, potremmo dire o, ancor
meglio, carpe cenam et non deesset eam (per
eventuali contestazioni sulla traduzione, prego rivolgersi al traduttore
Google).
Cogliete l’attimo e, quando l’avrete colto, tenetelo ben stretto e
cominciate a svilupparlo.
Così come la valanga che, scendendo a valle, raccoglie tutto ciò che trova
sul suo cammino, affinchè possa poi a ragion veduta fregiarsi del titolo di
valanga con i controcazzi, fate in modo che l’attimo colto si alimenti nel
mentre del vostro ritorno a casa, durante il quale esso si affinerà, si
alimenterà di ciò che, a quel punto, comincerete a comprare, per raggiungere la
sua compiutezza nell’esatto momento in cui, varcando la soglia di casa,
esclamerete “Io ho visto la luce !”,
suscitando dapprima espressione perplessa nei vostri familiari, che rapidamente
si trasformerà in sconcerto, poi in disappunto, poi ancora in rabbia e, per
finire, prenderà corpo in un bel “ma io
avevo già preparato tutto, cazzo !”.
A questo punto, dando sfoggio della vostra finissima strategia, voi
ribbatterete “ma come, amore mio, non hai
visto il messagino che ti ho mandato alle 8.30 ? No ? Che strano, è pensare che
oggi avevo preso un giorno di ferie proprio per non farti faticare e pensare io
alla cena... vabbè, dai, vuol dire che quello che hai preparato tu lo
surgeliamo, che ne dici ?”.
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