7 maggio 2012

Solo film d’autore o anche cinepanettoni ?


Ovviamente anche cinepanettoni, che diamine !

Eh si, analogia spregiudicata a parte, il senso è che a me piace mangiare di tutto, perché solo nell’allargamento dei confini gastronomici alberga lo spunto per la creatività (bella ‘sta frase, me la segno per usarla come mio epitaffio).

E’ vero, nel blog faccio il fighetto e mi bullo delle mie ricette, ma nella vita vera, quella di tutti i giorni, sono famoso per avere un comportamento gastronomico molto vicino alle abitudini suine: mettetemi davanti qualcosa di commestibile ed io lo divorerò.

“Mai da Mc Donald !”, direte voi ! Nessun problema, ci sarà meno gente ed andrò io al vostro posto. “Non mangerei mai un prodotto confezionato e precotto !”, bene, prima di buttarlo fatemi uno squillo, che magari passo dalle vostre parti.

Io mangio senza ideologia, senza preconcetti. Il mio unico fine è scoprire cosa offre il mercato, buono o cattivo che sia. La mia filosofia è che anche una macchia di vernice sul muro sia lo spunto per un’opera d’arte (sorvolo su quanti, pittorialmente parlando, hanno osservato un’opera d’arte e vi hanno trovato spunto per una macchia sul muro).

Non si vive di solo carpaccio, ma anche di pane e mortazza. Non ci si titilla la papilla solo con vino d’annata, ma anche con il chinotto e l’aranciata.

Ma come, direte voi, e tutte le pippe sugli accostamenti dolce-salato, sull’esegesi della scarpetta, sullo statuto ontologico del carciofo ? Stanno lì, rispondo io, ma non sono esclusivi rispetto all’impronta nazional-popolare delle spinacine, al revisionismo del wurstel con dentro il formaggio, alla spregiudicatezza del panino col kebab mangiato in piedi dentro le oramai onnipresenti pizzerie-sushierie-kebabberie-gelaterie-yogurterie, che in 10 metri quadri vi fanno fare un tour della gastronomia galattica.

Non rifuggo neanche l’istituzionale e sempre di moda cena dal cinese, dove una pietanza costa meno del piatto che la contiene e dove ti portano l’ordinazione ancora prima che tu l’abbia pronunciata. Certo, va messo in conto il piccolo inconveniente che, uscendo dal ristorante, vi porterete dietro quel simpatico afrore di glutammato e di fritto che, quasi a volervi ringraziare della preferenza accordata ai simpatici orientali, vi renderà individuabili, anche a mesi di distanza, financo da soggetti con danni permamenti agli organi olfattivi.

Lo dico e lo ripeto, il gusto è soggettivo, la tecnica culinaria è oggettiva, la creatività è metafisica. Mettete queste tre cose insieme ed otterrete un incubo epistemologico, che non ho idea a cosa porti, ma mi piaceva il termine.

L’apertura ad ogni forma di cucina è, peraltro, anche elemento di sopravvivenza e di empatia culturale (ecco, lo sapevo, ancora una volta mi è scappato un riferimento alla cultura, quella con la “C” maiuscola, direbbero alcuni, che ancora devo capire cosa cacchio voglia dire, come se, per analogia, ci fosse differenza tra il mandarvi a “fanculo” oppure a “Fanculo”).

Nulla mi mette più tristezza nel vedere in paesi esteri turisti italiani che, al ristorante, sono disposti  a mangiare un piatto di pasta cotto in modo improbabile ed altrettanto improbabilmente condito, pur di non cedere alle lusinghe della cucina locale.

Provare, sperimentare e ancora provare. Non si muore mangiando qualcosa di cattivo, ne è disonorevole cedere al cibo di strada o a quello della grande distribuzione.

Meglio veraci che snob; meglio esploratori che stanziali; meglio vivere di rimorsi che di rimpianti. Lasciatevi andare, siate aperti ai compromessi e ricordate che è lo stolto ad avere solo certezze, mentre il saggio ha solo domande.

Non si può essere creativi se non si osa e non si può osare se non si superano le consuetudini.

Se è vero che, come ci ha insegnato il Mago di Oz, "There's no place like home",  è anche vero che se Cristoforo Colombo non avesse alzato il culo dal divano di casa, il Big Mac non sarebbe mai esistito (e anticipo quelli che stanno per dire che sarebbe stato un bene, facendogli notare che il Big Mac è un’idea, dalla quale, ancora una volta, prendere spunto per creare una versione nostrana del mitico panino).

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